L’impegnativo editoriale del direttore Roberto Napoletano ha il pregio di evidenziare la dimensione politica della vicenda bancaria italiana, e di ricondurla al più generale tema del nesso tra interesse nazionale e processo di integrazione europea. La tecnica non può mai essere scissa dalla politica, ma è sempre un condensato e un precipitato di un determinato equilibrio economico-politico: essa fissa un terreno di gioco, e al tempo stesso cristallizza e tende a riproporre una gerarchia stratificata nel tempo. E infatti è difficilmente contestabile, come Napoletano osserva, che i complessi metodi e pratiche di vigilanza del neonato supervisore unico, fortemente incentrati sul rischio di credito e insufficientemente capaci di misurare il rischio di mercato, a partire da quello dei level 3 assets che le banche di alcuni paesi detengono in portafoglio in misura cospicua, penalizzino i sistemi bancari più vocati all’attività commerciale… continua a leggere
(Il Sole 24 Ore)