«Bisogna innanzitutto dire la verità delle cose e non nascondersi dietro nobili e altisonanti parole di circostanza che molto spesso, e in certi casi, hanno tutto il sapore della menzogna»: 3 luglio 1992, nell’aula del Parlamento Bettino Craxi pronuncia un discorso passato alla storia per la crudezza con la quale il leader socialista affrontava il tema del finanziamento pubblico dei partiti. Tangentopoli è ormai esplosa, e l’intero assetto istituzionale è profondamente scosso non solo dall’inchiesta «Mani pulite», ma anche da fatti gravissimi, come l’attentato in cui ha perso la vita il magistrato Giovanni Falcone (solo due settimane dopo, il 19 luglio, cadrà vittima di un attentato anche Paolo Borsellino). Il discorso di Craxi andrebbe in realtà riletto tutto, perché descrive uno stallo dal quale, a venticinque anni di distanza, non è facile ritenere che il Paese sia uscito… continua a leggere
(Il Mattino)