Luigi Di Maio ha depositato una lista di nomi all’Ordine dei giornalisti per segnalare i professionisti sgraditi a Beppe Grillo, colpevoli di avere attaccato ingiustamente la sindaca Virginia Raggi. E come una madeleine, questo attacco alla stampa ci ha fatto tornare a qualche anno fa, agli editti bulgari di Berlusconi. La cosa che mi ha lasciato interdetta, però, è stata la reazione sinceramente stupita dei direttori dei più importanti e autorevoli quotidiani italiani. Come se il Movimento 5 Stelle non avesse dimostrato in questi anni tutta la sua serietà nel perseguire la delegittimazione delle istituzioni prima e dell’informazione poi.
Insomma, perché stupirsi della lettera di Di Maio, quando qualche settimana prima, dalla piazza antistante il parlamento, Alessandro Di Battista diceva: «Un congiuntivo e non la Bolkestein diventa notizia nazionale, e non è semplice sconfiggere questo sistema mediatico, sono quattro anni che subiamo qualsiasi cosa». E quando dalla folla gli urlavano frasette come «Sono dei servi» o «Mandateli a casa, li ammazziamo noi», il nostro impavido parlamentare non proferiva parola né sollevava ciglio.
Ora, che Di Battista avesse una vena drammatica lo sapevamo da quando venne scartato dai provini di Amici di Maria de Filippi. La questione assume però tutto un altro rilievo, se pensiamo a come quel «sistema mediatico» che lui attaccava arringando la folla, nonostante tutto, accetti quotidianamente le condizioni poste unilateralmente da Rocco Casalino per avere i parlamentari cinquestelle e lo stesso Di Battista ospite in tv. Creando una specie di paradosso per cui Di Battista si presenta in televisione solo se:
1) non ci sono in studio altri interlocutori politici oltre a lui (se ci sono, o lui o gli interlocutori devono essere in collegamento)
2) lui è l’unico rappresentante delle opposizioni
3) i giornalisti presenti hanno avuto l’ok della Casaleggio Associati
Nel momento in cui giornalisti e conduttori televisivi hanno accettato le black list degli ospiti che non si possono invitare insieme con i parlamentari grillini (pare ci siano per esempio Gasparri e Santanchè), o quando alcuni giornalisti hanno accettato di sottoporre preventivamente le loro domande a chi di dovere per il “visto censura”, spiace dirlo, ma hanno creato precedenti molto utili all’ingiusta campagna di delegittimazione che oggi colpisce tutta la categoria.
Ora, se posso, in quanto rappresentate di due delle categorie più vituperate dai grillini (parlamentare ed esponente del Pd), mi sentirei di dare un paio di consigli agli organi dell’informazione italiana. Cercate di non seguire l’onda secondo cui chi riceve una notifica di indagine dev’essere sbattuto in prima pagina come se fosse già stato condannato, cercate di non pubblicare notizie palesemente infondate, nemmeno attraverso i vostri profili social, e se ve ne scappa qualcuna pubblicate la rettifica e toglietela dalla versione online. Rifiutate i diktat della Casaleggio Associati, o di chiunque altro, e trattateci tutti allo stesso modo. Fatevelo dire dalla rappresentante di un’altra categoria – la politica – che ha fatto esattamente gli stessi errori che state commettendo voi, inseguendo i grillini sul loro terreno, per poi ritrovarsi completamente delegittimata e svuotata.