Romanzo borghese su un’Italia post-borghese, descrizione satirica di una classe dirigente del tutto incapace di dare una direzione anche solo alla propria vita personale, figurarsi alla comunità nazionale, Gin Tonic a occhi chiusi, il libro di Marco Ferrante che Giunti ha candidato al premio Strega, è forse soprattutto un romanzo sull’Italia post-berlusconiana. Silvio Berlusconi non è mai nominato, intendiamoci, ma aleggia costantemente sulle vicende della famiglia Misiano, come la figura di Francesco Giuseppe aleggiava sul regno di Kakania e le vicende di Ulrich nell’Uomo senza qualità. In particolare per quanto riguarda i tre fratelli al centro della trama: Gianni, affermato e cinico avvocato; Paolo, il più debole di carattere, marito fedifrago e politico pasticcione; Ranieri, giornalista vanesio e bon vivant. Rampolli di una ricca famiglia borghese che ha insegnato loro a vedere nel denaro e nei suoi simboli il primo segno di rispettabilità sociale e successo personale. Le diverse traiettorie delle loro carriere, le loro traversie familiari e sentimentali, l’estrema superficialità dei loro moventi e dei loro interessi raccontano il declino di una società dove il tracollo della borghesia ha appiattito ogni distinzione tra aristocrazia e plebe… continua a leggere
(l’Unità)