La Siria doveva costituire tanto il medium quanto il fine di quel riavvicinamento tra Russia e Stati Uniti che l’elezione di Donald Trump sembrava preconizzare. L’interesse condiviso a sconfiggere l’ISIS e stabilizzare il paese, abbandonando i vecchi progetti americani di rimuovere il dittatore Bashar al-Assad, sembrava produrre una oggettiva convergenza d’interessi, cementata anche da un linguaggio – di cruda realpolitik – che accomunava Putin e Trump. Da questa convergenza sarebbe scaturita una collaborazione che avrebbe permesso l’ottenimento degli obiettivi auspicati, a Mosca come a Washington, su tutti quello di una Siria governata da Assad e alleata della Russia, ma non levatrice di pericoli e minacce per gli Usa e i loro alleati regionali… continua a leggere
(Il Mattino)