Patti col Diavolo (mediatici)

Il tema del giorno è che il Diavolo prima o poi ti frega. Questa pare, in faustiana sintesi, la morale della intercettazione che è stata manipolata per tenere sotto tiro la famiglia Renzi e che sta procurando invece una figura barbina alla intera stampa italiana. Chi è il Diavolo? Difficile individuarlo, ma sappiamo dove abita: in qualsiasi apparato organizzato, pubblico o privato che, in proporzione al suo peso nella società, costituisce il naturale campo di battaglia dei manager o dei burocrati, con stellette o senza stellette, che si costituiscono in cordate rivali per il controllo del potere e degli stipendi, delle stock option. Se in questi grandi apparati è normale la guerra di tutti contro tutti, è del tutto naturale che qualcuno sfrutti la bulimia scandalistica dei media per volgerla a danno degli avversari. Da qui, la fisiologica, serializzata produzione di bombette puzzolenti allestite nei cantieri del Potere, di qualsiasi potere, fosse anche la pro loco di un paesello. Figuriamoci nelle caserme dell’Arma dei Carabinieri o nei corridoi della Procura.

La logica del sistema “fabbrica del fango” è dunque chiara, anche se i mandanti e gli esecutori raramente emergono alla pubblica notorietà. Perché? Perché, per restare coperti come autori di lettere anonime, si avvalgono proprio del circuito dei media che li copre in quanto “fonti” e procura nel contempo la massima efficacia ai perseguiti, puzzolenti effetti. I responsabili ultimi dell’andazzo siamo oggettivamente noi, il pubblico, quello di “Gesù o Barabba?”, da sempre a caccia di “colpevoli” un tanto al kilo, tanto più da quando il giacobinismo smanioso ha rimpiazzato le appartenenze politiche. Perché se in nessuno si può più credere, almeno con qualcuno possiamo prendercela.

Ma di certo non aiuta, val la pena di ricordarlo in questi tempi di definizione della convenzione Stato Rai, la fragilità strutturale, e la conseguente manipolabilità, del nostro sistema dei media, troppo povero e disperso nel diluvio di chiacchiere che tiene il posto di una vera produzione. Un sistema mediatico indotto dai suoi stessi bilanci ad affidarsi al contributo massiccio dei diretti mediatori tra furbacchioni di potere e pubblico: i reporter da faldone, gli inviati d’archivio. Quelli cioè che direttamente sottoscrivono il Patto col Diavolo per ricavarne la soffiata, la velina, la illegale intercettazione. E che hanno un bel riscontrare e controllare fatti, circostanze e coincidenze prima di invadere le pagine e il video. Non solo perché Il Diavolo è notoriamente più furbo di te, ma anche perché, per non inimicarsene i servizi, si può anche accettare di passare da Stupidi.