Domenica le Monde lanciava in prima pagina il dibattito sul «populisme de Mélenchon», con quattro intellettuali di diverso orientamento a dire la loro su quella che al momento sembrerebbe la principale sorpresa delle presidenziali francesi: il sessantacinquenne leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon. Se è vero che tre indizi fanno una prova, e per tracciare una retta bastano due punti, è difficile resistere alla tentazione di intravedere dietro il suo exploit una tendenza di fondo nella sinistra occidentale al tempo della grande crisi, dopo l’inaspettata ascesa del settantaseienne Bernie Sanders alle ultime primarie democratiche negli Stati Uniti, arrivato a un passo dal soffiare la candidatura a Hillary Clinton, e le nettissime vittorie interne del sessantasettenne Jeremy Corbyn nel Labour britannico. Va detto che quest’ultimo, fuori dal partito laburista, sembrerebbe godere di scarsa popolarità, tanto da indurre la premier conservatrice Theresa May a chiedere elezioni anticipate per capitalizzare subito l’abissale distacco tra i due partiti… continua a leggere