Non ricordo com’ero vestita, quando uscendo da un’intervista pensai che potevo anche smettere di fare questo mestiere, tanto ormai il più figo del mondo l’avevo incontrato. Ricordo però perfettamente che l’allora sessantaseienne più figo del mondo aveva un maglione blu, con dei buchini da tarli di quelli che solo i più fighi del mondo possono permettersi di non far rattoppare. Quand’è che Jack Nicholson è diventato Jack Nicholson? Per me, nei pomeriggi dei sedici anni, quando il tizio di cui ero innamorata, un diciannovenne che si dava arie da poeta maledetto, mandava a ripetizione il vhs di Shining. Chiunque altro avesse riempito fogli e fogli di “Il mattino ha l’oro in bocca” mi sarebbe sembrato un cretino; lui no: era Jack Nicholson, poteva permettersi tutto (l’aspirante poeta maledetto non capì mai questa fragile distinzione: non puoi darti toni da spezzacuori ghignante, se non hai il ghigno naturale di Jack). Ero somara a scuola, ma secchiona coi gusti di quelli che mi piacevano: approfondii la filmografia dell’uomo con l’oro in bocca, e incappai in Conoscenza carnale… continua a leggere
(Gioia)