Con l’argomento che la corruzione è un male endemico del nostro Paese, come le mafie, il Senato si appresta oggi a votare modifiche al codice antimafia che estendono gli strumenti a disposizione nella lotta contro la criminalità organizzata al contrasto dei reati di corruzione. In particolare, il Senato della Repubblica sta dando il suo voto a un provvedimento che estende agli indiziati di reati contro la pubblica amministrazione misure di prevenzione personali e patrimoniali. Si tratta di misure che di fatto anticipano il giudizio di colpevolezza sulla base di un quadro meramente indiziario: misure palesemente emergenziali, com’è del resto emergenziale tutta la legislazione antimafia e la cultura che l’accompagna, di cui un giorno si vorrebbe vedere il termine ma che in realtà cresce sempre di più, penetrando sempre nuovi ambiti della realtà sociale ed economica del Paese. Una nuvola che s’ingrossa: invece di essere portata via dal vento del cambiamento e delle riforme, si abbassa sempre di più sulla vita civile e pubblica del Paese. Ne chiude l’orizzonte. Ne oscura l’aria. Regole che dovrebbero valere in ambiti ristretti, in circostanze limitate, in casi eccezionali, vengono messe a disposizione della normale attività delle Procure. Regole la cui stessa efficacia è molto dubbia (per Raffaele Cantone si tratta di modifiche «né utili né opportune, che rischiano persino di essere controproducenti»), ma che certamente fanno compiere all’Italia un enorme passo indietro sul piano della civiltà giuridica… continua a leggere
(Il Mattino)