La scelta di Macron – anticipata oggi da Le Monde – di nazionalizzare i cantieri navali Stx, se confermata, avrà un impatto enorme sulla politica europea. Chi come me ha sempre rivendicato il diritto-dovere dello stato a intervenire direttamente nelle questioni economiche non si accoderà mai alle grida di indignazione dei cultori del laissez-faire che si sentono traditi dalle scelte del presidente francese. Ma certo quanto accaduto pone a tutti alcuni interrogativi di sistema: è accettabile che venga prodotto un danno così palesemente ingiusto a Fincantieri?
Ma soprattutto, se un paese importante come la Francia afferma in modo così netto il diritto a un intervento politico e governativo di questa portata e impatto, è del tutto evidente che si crea un precedente difficilmente ignorabile. Ad esempio, come continuare a parlare di mercato unico – e come provare a rafforzarlo – senza ripristinare una simmetria di comportamenti e reciprocità di rispetto della regolazione e della tutela della concorrenza tra i paesi membri? E ancora, se il principio vale per i cantieri francesi, come non considerare la rete telefonica italiana – che non è solo una infrastruttura di comunicazione ma anche e soprattutto di inclusione sociale, servizio universale e sicurezza – strategica per il nostro paese? E dunque perché non adoperarsi da subito per il ritorno di quelle infrastrutture sotto controllo e proprietà pubbliche, nel rispetto della piena concorrenza e non discriminazione sul piano dei servizi e dell’accesso alle infrastrutture?
Sono questioni enormi di cui occorrerà discutere a lungo e approfonditamente. La velocità degli eventi consiglierebbe di cominciare al più presto.