Lettera di risposta al nostro appello
Esattamente cinque anni fa, su proposta di Davide Imola, insieme ad alcuni amici del mondo dell’associazionismo e ai Giovani democratici, ideammo e costruimmo il percorso Alta Partecipazione, un luogo di elaborazione e confronto sul mondo del lavoro e delle politiche sociali, sul diritto allo studio e più in generale sul futuro e sullo sviluppo del paese, letto in chiave generazionale. L’obiettivo era tanto ambizioso quanto apparentemente semplice: costruire proposte di legge attraverso il confronto con i diretti interessati, nel mio caso persone, movimenti e associazioni del composito universo del lavoro autonomo. I nostri interlocutori erano alcuni giovani – allora aspiranti – deputati che si apprestavano a competere nelle primarie del Pd. Poi, a sorpresa, qualcuno di loro le primarie le vinse davvero. E cominciò a spendersi e a battersi anche dentro il parlamento per provare a realizzare ciò che avevamo costruito insieme. Di questo sono testimone diretto.
Sono testimone di quando a inizio legislatura, nel 2013, Chiara Gribaudo presentò un ordine del giorno sull’equo compenso dei professionisti, equo compenso che a distanza di quattro anni viene finalmente “scoperto” dalla maggioranza degli addetti ai lavori. Sono testimone delle battaglie notturne in sede di approvazione della legge di stabilità, quando si cercava di bloccare l’aumento dell’aliquota della gestione separata Inps, aumento che avrebbe reso di fatto impossibile l’esercizio di una attività di lavoro autonomo. Sono testimone dell’impegno e del contributo fondamentale di Chiara e di Valentina Paris in commissione Lavoro per l’approvazione dello Statuto del lavoro autonomo, testo che raccoglie molte delle proposte di Alta Partecipazione, a cominciare da quelle sulla maternità e sulla malattia e dalla conferma, con tanto di estensione della platea dei beneficiari, della dis. coll. Sono testimone della forza e della determinazione di Fausto Raciti e di un gruppo di “ragazzi” che ha saputo difendere, sostenere e rilanciare le nostre proposte anche quando la maggioranza del partito sembrava voler percorrere strade diverse, anche quando sarebbe stato certamente più comodo far finta di nulla o limitarsi a dire «non ce la facciamo». Questa è la stretta sintesi del pezzo di strada fatto insieme.
Purtroppo, però, rimangono inevase ancora molte istanze, rimangono aperte questioni che richiedono l’intervento della migliore politica. Per tutti i professionisti, in particolare per i giovani. Il calo dei redditi, la domanda di migliori e più efficaci strumenti di welfare, la necessità di poter superare le numerose barriere che impediscono lo sviluppo delle attività professionali, l’incertezza legata agli scenari previdenziali, soltanto per citarne alcune tra le più rilevanti. Questo significa che c’è ancora molta strada da fare, che il cammino iniziato nel 2012 non deve essere interrotto: per questo il 16 e il 17 settembre sarò a Tarquinia. Parliamone!