Può sembrare strano, ma ce lo chiediamo lo stesso: la via della seta (si veda l’articolo di Dario Di Vico sul Corriere della sera di oggi), ovvero la rotta strategica dello sviluppo cinese, riguarda strutturalmente l’informazione Rai a partire dal variopinto assetto di testate e testatine? Probabilmente sì, perché: 1) la via della seta, alla faccia di chi vedeva la Cina totalmente assorbita dal rapporto con gli Usa dirimpettai nel Pacifico, allude al suo sbarco nel bel mezzo del Mediterraneo, con tanto di riferimento al medio evo delle carovane che a staffetta dall’estremo oriente giungevano ad alimentare di merci i traffici delle repubbliche marinare italiane. Insomma, se la Cina sarà, come in molta parte già è, la potenza economicamente più espansiva, noi, molo nel mediterraneo, ne intermedieremo, come al tempo di Dante, il rapporto con l’Europa. Una svolta epocale, un mare di opportunità. Ad accorgersene! 2) La Rai ce ne dovrebbe, per l’appunto, fare accorgere, e così come negli anni cinquanta fece venire voglia di leggere e scrivere a un paese dove l’analfabetismo era di massa, oggi dovrebbe aiutarci tutti a prendere confidenza con i grandi e coinvolgenti movimenti del mondo globalizzato. Che chi non li capisce impazzisce di paure e va a casaccio nell’educare i figli, nell’investire i risparmi, nel puntare a un mestiere.
Solo che al lodevole fine sub 2) a nulla servono le dieci testate (per innumerevoli edizioni giornaliere), le 21 redazioni regionali, i talk show (più o meno untuosi, garbati o impertinenti) farciti di comici e orientati di norma a servire la casta o l’anti-casta. Se la struttura rai del Cavallo accasciato è fatta per raccontarci la telenovela nazional-locale, quella del Cavallo sorgente dovrebbe aprirsi al local-globale, grazie a testate delle quali oggi non v’è traccia. Ad esempio: una Testata Ovest, che parta dal locale in quanto territori adriatici, ma con lo sguardo rivolto ai Balcani e a quel che segue fino alla Cina; una Testata Sud, che s’allunghi fino e oltre il Centro africa, tanto per non ritrovarci a cadere dalle nuvole e ad affrontare con analfabetica violenza la pressione travolgente e vivificante che ne proviene. Insomma, qualche testata nazionale di meno, a favore di qualche osservatorio local-mondiale in più, che riorganizzi e riassuma risorse e agenda delle redazioni regionali, per restituirci il polso delle contigue zone del mondo.
Se ne accennava, se ben ricordiamo, nel piano Verdelli, poi trasformato in pianissimo e infine fermato del tutto. E la questione è sempre lì: se la sente la Rai di volgere il suo presente verso un proprio futuro al fine di servire, più o meno pubblicamente, a qualcosa di attuale e strategico, che valga la conquista scaccia evasore del canone in bolletta? O avevano ragione – di fatto – gli evasori finalmente scomparsi per paura della luce spenta?