Don Matteo e C’è posta per te, due fra le più imponenti presenze nella tv italiana, sono tornati fra noi: da una parte, al giovedì su Rai uno, le avventure di provincia in salsa di Frassica, dall’altra, di sabato su Canale 5, lacrime a dirotto tutt’altro che asciugate da Maria De Filippi. Folle di spettatori che solo Montalbano, Sanremo e la Nazionale possono emulare. Il successone dell’eterno ritorno del sempre uguale. Nel frattempo nel mondo esterno è successo di tutto: Berlusconi ha governato ed è andato e tornato dai servizi sociali; i tecnici ci hanno salvato da un abisso e noi ve li abbiamo spinti; la sofferenza unita alla speranza – e cioè la sinistra – si è disgregata come un calcolo renale; è esplosa per contro la trasversalità della insofferenza, a gonfiare i politici Gabibbi; Renzi ha rottamato ed è lì che cerca di sfuggire al contrappasso; i talk show che creavano le onde di massa si sono specializzati nel cavalcare, a suon di applausi, quelle degli intimi.
In questo generalizzato sic transit gloria mundi, il racconto bonario e l’empatia umida contano su schiere inalterate, che compongono a pieno titolo le maggioranze nazionali della Fiaba e della Lacrima. Chi ne fa parte? In entrambe si conta un numero largamente prevalente di donne, che aggiogano alla poltrona una più contenuta quota dei maschi di casa: ad esempio le nonne over 65 anni mettono il 47% di share nella cassetta delle elemosine di don Matteo mentre i nonni si limitano al 34%. A piangere con Maria si precipita il 30% delle ragazze e signore di ogni età, mentre fra i maschi solo quelli tra i 15 e i 24 anni si uniscono convinti (34%) alla commossa situazione.
Entrambe le maggioranze svettano al 40% fra i titolari della sola licenza elementare e si addensano nei comuni minori, dove tutti conoscono il parroco (o almeno il carabiniere) e le traversie dei vicini di casa. Ma mentre la maggioranza della Fiaba si spalma equamente in tutte le regioni, quella della Lacrima dilaga a Sud, con l’aggiunta dell’Umbria e con il traino potentissimo (44%) della Sicilia. E in più si allarga agli immigrati, a dirci che la Lacrima è il linguaggio della globalizzazione, assai più di parroci e carabinieri. Non sorprende, infine, constatare che a evadere nella Fiaba sia, in cima a tutti, il tipo sociale (parola di Eurisko) delle “insoddisfatte” (col 50% di share), mentre a seguire la defilippica realtà sia, fazzoletto alla mano, la larga schiera delle cosiddette “sognanti”. Use a sognare, sì, ma gli incubi altrui.