Manifestazioni molto pacifiche

Cara Left Wing,
ieri sono andato alla manifestazione organizzata a Milano dal Pd, quella a sostegno del Presidente della Repubblica (spero di aver azzeccato tutte le maiuscole). Naturalmente oggi non è semplice mettere in piedi un’occupazione di piazza pacifica con bandiere e microfoni e palco e tutto il resto: se non fai un flash mob ti servono minimo due o tre giorni e per come si sono messe le cose ormai sono sufficienti a uscire dall’euro, rientrarci, cambiare un paio di governi e magari anche invadere la Kamchatka, finisce che ci si ritrova in quello spiazzo più o meno grosso a guardarti in faccia con tutti gli altri chiedendosi: «Scusa, mi ricordi perché siamo qui? È che sono andato un po’ in confusione».
Comunque.
La manifestazione è stata fatta in Piazza della Scala, cioè il centro del centro della città, cioè quella zona sociodemogeografica che per i casi della vita è diventata la Fortezza Bastiani, il ridotto di coloro che stanno a sinistra del Partito comunista cinese (perché oltre la biforcazione, là dove c’era l’erba e ora stanno i centri commerciali, si vota Lega, cioè la ex costola di uno scheletro del quale non si è mai capita bene la composizione). Insomma, vuoi per la comodità, vuoi perché oggi non voti Pd se non hai almeno una seconda casa a Varigotti, la piazza era piena di cloni di Nanni Moretti, faceva solo troppo caldo per la giacca di velluto a coste con le toppe sui gomiti. Come dire: non vinceremo mai con elettori di questo tipo. Che poi, cara Left Wing: piena. Piazza della Scala non è esattamente il Circo Massimo e se è vero come ci hanno detto dal palco che erano arrivati compagni (no, aspetta, come si chiamano adesso? Amici? Semplici conoscenti come quelli delle Sturmtruppen?) dal Veneto e dal Piemonte, dalle valli lombarde e dall’Emilia Romagna ecco, allora proprio tanti non eravamo. Ma non importa: pochi ma buoni, santocielo.
E poi.
Poi, tenendo alle spalle un megaschermo col tricolore che recitava «L’Italia chiamò» (una cosa che induceva un curioso e non so quanto voluto effetto da «Io sono tornato»), hanno iniziato a parlare. Un segretario cittadino, uno regionale. Il presidente delle Acli provinciali. Un sindaco di città in rappresentanza degli eletti. Una segretaria di sindacato. Una rappresentante di associazione Lgbt. Un critico d’arte. Alcuni, come il presidente aclista (lo conosco, è un amico, uno bravo davvero), hanno giustamente messo le mani avanti dicendo «io non sono uno da comizi», altri hanno provato a scaldare i cuori e ti dirò che a nessuno sono mancati gli applausi: e tutti meritati, lo dico senza ironia. Ma abbiamo ascoltato per cinquantacinque minuti una litania di ragionamenti. Pacati, seri, responsabili. In altri tempi si sarebbe detto di lotta e di governo, ma la lotta non c’era e il governo beh, ecco, sappiamo com’è andata a finire. Avessimo disegnato quella bella nuvoletta con le parole più ripetute ci saremmo ritrovati con la gigantografia di «Europa», «pace», «prosperità». Per sentire uno che parlasse di salari e capacità di arrivare a fine mese abbiamo dovuto aspettare il minuto cinquantadue, quando Philippe Daverio ha ricordato i tempi nei quali, con pace e prosperità ma meno Europa, avevamo l’inflazione al 21% e i Bot non valevano nulla, nemmeno la carta sulla quale venivano stampati. Poi, facendo il paio con il Fratelli d’Italia cantato in apertura (dal quale abbiamo tutti ammirevolmente tolto il poropo-poropo-poropopopopo, credo per eccesso di imbarazzo) è partito Beethoven, ci siamo salutati e siamo andati per le nostre strade: era pur sempre venerdì sera, era pur sempre quasi estate, era pur sempre l’ora dell’aperitivo: per la rivoluzione ci sarà tempo, con quella ci si sporca e ci si fa male, meglio ragionare e vigilare. In pace e prosperità.

Caro Pilu, c’è tempo e luogo per tutto. Ma intanto,  finché durano, godiamoci senza imbarazzo quel poco di pace e prosperità che ci avanza, mentre alla Casa Bianca il Salvini biondo gioca a Risiko sulla guerra nucleare con il Grillo nordcoreano, leader del paese che più di ogni altro sembra avere realizzato il modello politico della Casaleggio Associati e del fantastico contratto di governo. Peace and love.