Reazionaria, non conservatrice. Galli della Loggia, sul Corriere della Sera, l’altro giorno si è tenuto prudente, ma avrebbe potuto fare un passo ancora più deciso, e suggerire alla sinistra di prendere, nel suo confuso muoversi in cerca di una diversa identità, una direzione schiettamente reazionaria. E’ quello che suggeriva con molto più coraggio, dieci anni fa, Bruno Arpaia, che ci ha scritto pure un libro: “Per una sinistra reazionaria”. Anche lui si raccomandava di tenere insieme i due termini (reazionario, da solo, fa brutto) per mettere subito dopo alla berlina il mito moderno del progresso. Con l’aiuto di Serge Latouche e della sua decrescita, ovviamente, di Antoine Compagnon e dei suoi antimoderni, di Franco Cassano e del suo pensiero meridiano, spiegava come sinistra e destra, socialdemocratici e liberaldemocratici non fossero altro che varianti stanche e imbolsite di una medesima corrente, razionalista e illuminista, che tutto trascina con sé da un paio di secoli a questa parte, ma che, alla buonora!, sarebbe giunta finalmente al capolinea. Galli della Loggia, lui, si accontenta di molto meno: tenere aperto qualche ufficio postale in più a prescindere dai costi, moderare l’uso dei cellulari, limitare il turismo nei centri storici, cose così… continua
(Il Foglio)