Il pericolo fascista forse non esiste, se per “pericolo fascista” intendiamo la riproposizione del fascismo storico come lo abbiamo conosciuto: un movimento politico che conquista il potere instaurando un regime dittatoriale e lo mantiene per vent’anni attraverso una violenza generalizzata, la repressione del dissenso, l’omicidio politico, la discriminazione razziale, la costruzione di una società asservita a un’ideologia, un apparato simbolico e rituale, le camicie nere, i fasci da combattimento, un disastro politico e umanitario che ha portato il nostro paese nello sprofondo della storia.
Può darsi, ma è sbagliato pensare che l’unico pericolo concreto per le democrazie sia rappresentato da una rievocazione storica del ventennio. Se pensiamo alle idee e ai metodi che il fascismo ha sfruttato per trasformarsi in un regime non si capisce per quale ragione dovrebbero essere superati dalla storia: la tentazione di un potere sempre più incontrollato, la compressione della libertà di espressione, la repressione del dissenso, la discriminazione delle minoranze, la violenza politica si diffondono naturalmente, senza bisogno di un piano predeterminato, come sintomi di una democrazia debole. Se una cosa ci è stata insegnata fino a farcela uscire dalle orecchie è che dovevamo imparare dalla storia per evitare che la storia si ripetesse, e quindi è tutto sommato comprensibile che, dopo il ventesimo secolo, si sia sviluppata una certa sensibilità nel cogliere certi segnali, un principio di precauzione a tutela della democrazia.
I pericoli oggi portano altri nomi: neofascismo, autocrazia, la democrazia illiberale apertamente rivendicata da Viktor Orban, e in generale la compressione delle libertà democratiche che ci siamo ritrovati a dover custodire dopo le due guerre mondiali. Solo che viviamo in tempi in cui riteniamo giusto stigmatizzare e punire il pensiero critico e anti-governativo di due studenti liceali che hanno osato accostare il decreto sicurezza alle leggi razziali – accostamento che, nei giorni della sua approvazione, è stato proposto praticamente da chiunque non lo condividesse, ed è finito persino sulla copertina de L’Espresso – mentre non ci preoccupiamo più di tanto se il nostro vicepresidente del Consiglio stringe alleanze e manifesta una perfetta comunanza di vedute con lo stesso Orban.
Forse la più grande beffa che il fascismo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che si sarebbe ripresentato nelle stesse identiche forme con cui si era presentato cent’anni fa.