Senza mappe socioculturali non è possibile pensare la politica nella società di massa. Il difficile del momento attuale è che le articolazioni economico-sociali fissano molto meno d’un tempo l’attività e mentalità dei singoli individui. Del resto, le innovazioni tecnologiche e/o organizzative hanno risucchiato i mestieri e allargato al mondo intero il campo dove si gioca la sorte e il senso delle vite.
Scomparendo la forza di gravitazione dei mestieri e dei rapporti di produzione gli individui che vi poggiavano i piedi sono divenuti molecole fluttuanti, ma in misura assai diversa fra sinistra e destra. Nel lato della società dove cresceva la sinistra c’è, per quanto percepiamo, un universo gassoso, dove le molecole collidono a casaccio, sempre rimbalzando e mai legandosi. Come se la sinistra fosse stata una invenzione transitoria ora in via di dissolvimento e riassorbimento. Mentre la destra prospera perché il suo mondo, in fondo, non è cambiato, anzi, giacché è composto di elementi immediati e non transitori: Sangue, Suolo, Sicurtà. Una Trimurti che perde fedeli solo per alternative di progresso spettacolose per entità e fascinazione, come l’Uguaglianza, la Gloria, l’Avventura o, come minimo, un ascensore sociale non perennemente guasto. Per questo il progressismo, che è promessa di futuro, deve sforzarsi di essere più convincente mentre il presentismo conservatore non ha alcuna necessità di spiegarsi a se stesso. Esso è, e tanto basta. Come una molla che viene compressa nella stagione progressista, ma in ognuno è sempre lì, pronta a estendersi al primo venir meno della proposta alternativa.
Insomma, non gli immigrati né il moralismo anticasta spiegano il voto del 4 marzo, bensì il dissolvimento delle geometrie sociali della precedente società italiana. Da qui deriva nella post sinistra la sensazione di un’insostenibile leggerezza dell’essere, di un fluttuare in cerca di senso, di una convinzione di diversità dalla destra che però non definisce una visione condivisa. Aggiungi l’idiotismo immediatista dei mass media, che li fa geneticamente di destra anche quando militano a sinistra. E capisci allora perché, senza dimenticare le vecchie, sane analisi della struttura e degli interessi, oggi la partita della sinistra, del suo esistere oppure no, si gioca essenzialmente sul piano culturale, dentro le coscienze piuttosto che nelle tasche dei tanti fluttuanti individui che cercano di raccapezzarsi fra domande come: cosa è destra e cosa sinistra sul piano della ricerca, del linguaggio, della invenzione narrativa, delle performing arts? Cosa cozza contro i massicci perenni della Tradizione e cosa invece ci si accuccia? Domande non oziose, stante che, oggi più di ieri, le idee sono figlie delle idee. E i voti pure.