Il mondo va di male in peggio»: è questo un lamento antico quanto la storia e quanto l’ancor più antica arte poetica, anzi, antico quanto la più antica fra tutte le finzioni poetiche: la religione dei preti. Tutti fanno iniziare il mondo dal bene: dall’età dell’oro, dalla vita nel paradiso, oppure da una vita ancor più felice in comunione con esseri celesti. Ma questa felicità la fanno presto svanire come un sogno, e così affrettano la caduta nel male […] con un moto accelerato verso il peggio. Secondo questa prospettiva, noi oggi (un ‘oggi’ che però è antico quanto la storia) viviamo nel tempo estremo; l’ultimo giorno e la fine del mondo sono alla porta, e in alcune regioni dell’Hindostan il giudice del mondo e distruttore Rudrá (detto anche Siva o Seyyon) è già adorato come il dio che è ora più potente.
(Immanuel Kant, La religione nei limiti della semplice ragione)
a cura di Massimo Adinolfi