Da qualche mese a questa parte, non passa settimana senza che il ministro degli Interni Giuliano Amato prenda posizione sui giornali in merito a questa o quella controversa questione. Dalla settimana scorsa, poi, non passa addirittura giorno. Onde evitare una sovraesposizione eccessiva, che mal si concilierebbe con la sua figura pubblica, a metà tra il papa laico e il presidente della Repubblica in borghese, ogni tanto il ministro preferisce firmarsi con lo pseudonimo di Michele Salvati o di Linda Lanzillotta. Ma agli interventi più significativi non manca mai, in fondo, la sua firma. Nel momento in cui l’intera maggioranza subiva il contraccolpo di un provvedimento sacrosanto e però decisamente impopolare come l’indulto, per esempio, il ministro dell’Interno non esitava a levare la sua voce per dire che lui sull’indulto non era d’accordo, anche se lo aveva firmato. E così in questi giorni sulla Finanziaria, che Amato si è augurato possa essere nuovamente modificata in Senato. Come si vede, non c’è scontro, cimento, battaglia in cui il centrosinistra si trovi anche solo per un attimo a mal partito, in cui Giuliano Amato non sia in prima linea, armato fino ai denti e pronto a battersi come un leone nelle file dei vincitori, quali che siano le loro insegne. Ed è un vero peccato che una simile capacità di analisi dei rapporti di forza in campo, e una tale prontezza di riflessi, purtuttavia siano sovente offuscate dalle ragioni del cuore, dall’affetto e dalla consuetudine che lega i diversi esponenti del suo circolo Pickwick (o forse dovremmo dire, al modo dei giovani studenti inglesi di un famoso film, il circolo dei Poeti estinti). Ma al cuore non si comanda, come mostrava impietosamente, proprio in questi giorni, l’aperto elogio dedicato da Amato alle promettenti capacità politiche di Luca Cordero di Montezemolo, prontamente riportato sulle pagine del Corriere della sera.