A leggere i giornali sembra assodato che in autunno la crisi del governo Berlusconi si aggraverà, che alle prossime elezioni il centrosinistra abbia già la vittoria in tasca e che il progetto della lista unitaria sia ormai definitivamente tramontato. Sulla crisi di governo non ci sentiamo di fare pronostici, sul resto ci sentiamo invece di dissentire radicalmente. Se davvero i contrasti nella maggioranza dovessero esplodere con la prossima finanziaria ci sembra infatti assai probabile che Berlusconi decida di accoppiare elezioni regionali e politiche nella primavera del 2005. La possibile rielezione di Bush alla Casa Bianca a novembre sarebbe certamente un potente stimolo. Né si può sottovalutare il fatto che la Cdl abbia dalla sua i presidenti uscenti delle regioni più popolose, che decidono della maggior parte dei collegi: il traino di leader come Formigoni in Lombardia e Storace nel Lazio, per fare solo due esempi, potrebbe rivelarsi decisivo. Tenendo conto poi della prevedibile stretta sui media e dei massicci investimenti in propaganda cui Berlusconi ci ha ormai abituato, ce n’è abbastanza per consigliare prudenza al centrosinistra, che dovrebbe guardarsi dai trionfalismi e pensare piuttosto a costruire un’alternativa credibile.
In autunno gli iscritti ai Ds voteranno le mozioni presentate per il congresso di gennaio, in cui Piero Fassino sembra deciso a presentarsi con una posizione chiara: rilanciare la federazione con Sdi e Margherita per costruire finalmente il pilastro centrale dell’alleanza, quel soggetto politico riformista capace di raccogliere i voti in uscita dalla Cdl e dare stabilità a una coalizione altrimenti difficilmente governabile. L’epicentro della crisi nel centrosinistra, come si disse una volta e un po’ frettolosamente a proposito delle divisioni interne ai Ds, si trova ora nella Margherita. Ma in autunno Romano Prodi sarà di nuovo in Italia, libero dagli impegni che fino a oggi lo hanno tenuto ai margini della battaglia politica. E finora la sua intenzione di procedere sulla strada della federazione non è mai venuta meno.
In autunno la battaglia politica in Italia si farà dunque più aspra e più concitata. Pur essendo stato designato da tempo e unanimemente come il leader naturale, Prodi sarà costretto così a conquistarsi i gradi sul campo. E su un campo difficile: date le divisioni nei gruppi dirigenti del centrosinistra e della stessa lista unitaria, certo è che senza dare battaglia a viso aperto, stavolta non gli sarà possibile cavarsi d’impaccio. Noi speriamo che se la cava.