La convenzione della lista unitaria che si è conclusa appena due giorni fa ha già dimostrato tutto quello che doveva dimostrare. La campagna elettorale del centrosinistra non poteva cominciare in modo migliore: la forza d’urto della nuova aggregazione si misura sin da ora nella reazione unanime di commentatori, alleati e avversari, cui non è più concesso distogliere lo sguardo dalla sostanza politica dell’evento. Relegate nei trafiletti che meritano le ultime polemiche interne alla coalizione, cessati i colpi di coda dell’antico regime che ingessava l’opposizione nelle sue contraddizioni, l’intera opinione pubblica è finalmente chiamata a confrontarsi con un fatto nuovo e d’importanza indiscutibile: al Palaeur di Roma è nato l’embrione della prima forza politica del paese, avviando a conclusione la lunga stagione del populismo italiano e del suo principale, ma non certo unico artefice; vorremmo dire persino, e per paradosso, quale che sia l’esito delle prossime elezioni. Se infatti la sconfitta del populismo di sinistra potrà divenire irreversibile solo grazie al verdetto elettorale, la fine dell’autarchismo berlusconiano nel centrodestra sembra ormai un dato acquisito, persino nel caso in cui il presidente del Consiglio riuscisse a ridurre il danno, a riconquistare parte del suo elettorato e a evitare la disfatta. Gran parte del merito va senza dubbio all’impatto “sistemico” che la scelta unitaria dei tre partiti del centrosinistra – o per meglio dire: dei loro gruppi dirigenti – ha avuto sulla già declinante Italia governata dalla Casa delle libertà. Alla convenzione di sabato sono dunque terminate le lunghe doglie del centrosinistra con e senza trattino. Gli ultimi, flebili appelli al programma fanno ormai sorridere nel ricordo di quel famoso “prima i programmi, poi le alleanze e le leadership” ormai definitivamente smentito dagli eventi.
Dopo sabato, in Italia qualcosa è cambiato. Oggi sappiamo che il 2006 non sarà più la stanca riedizione dello scontro di dieci anni fa, perché a quelle elezioni non si presenterà più un Ulivo reloaded, né si tratterà più, semplicemente, del ritorno del re dall’esilio europeo. La novità è che in questi giorni è nata l’opposizione a Berlusconi che alle prossime europee si appresta a chiedere la fiducia degli italiani con un solo simbolo: Uniti nell’Ulivo. Quella sarà la percentuale cui si guarderà dal giorno successivo; il dato delle altre forze di opposizione non sarà che una variabile dipendente del risultato di quella lista. Quanto al programma, saranno ancora gli elettori a scriverlo, e fin nei minimi dettagli, con il peso che decideranno di attribuire all’una e alle altre nelle prossime elezioni per il parlamento di Strasburgo.