Save the cheerleader, save the world” è il tormentone che ha fatto la fortuna di Heroes, una delle novità dell’ultima stagione televisiva degli Stati Uniti. Per intere puntate i protagonisti vanno avanti ripetendo questa frase senza avere la più pallida idea di quale sia il suo significato. E per tutto il tempo cercano di “salvare il mondo” da una misteriosa catastrofe di cui non sanno praticamente nulla. Tutto questo potrebbe apparire insensato, se non fosse fondamentalmente una storia di supereroi a fumetti: i protagonisti infatti scoprono improvvisamente di avere dei superpoteri, e di conseguenza di avere un (non ben precisato) destino da compiere.
Ora, prima di tutto andrebbe detto che ci sono poche questioni al mondo a cui le donne fanno fatica ad appassionarsi come i supereroi. Non è che non capiamo il fenomeno in sé, non stiamo parlando del wrestling, semplicemente facciamo fatica a inserirlo nell’insieme delle cose per cui valga la pena scaldarsi tanto. Sia chiaro, ogni donna prima o poi ha avuto almeno una fantasia su un uomo in calzamaglia. Ma non siamo ossessionate da qualunque tipo di supereroe esistente in natura. Per questo forse sarebbe stato meglio lasciare l’argomento Heroes a qualcuno di quegli invasati che conoscono a memoria tutta la letteratura del genere, mentre noi abbiamo impiegato tre puntate per capire che il titolo dell’episodio disegnato all’interno della prima scena era solo uno dei tanti riferimenti colti. Ma forse il punto è proprio questo: Heroes non è solo una comic book in carne e ossa. Heroes è una cosa seria. Per quanto possa essere considerata una cosa seria un telefilm tipo Lost, per intenderci. Perché Heroes, oltre a essere pieno di supereroi con superproblemi – potevano mancare i superproblemi? – segue tutte le ultime tendenze in fatto di telefilm di successo. E’ cupo, un po’ angosciante, i personaggi non fanno che morire in continuazione, mutazioni genetiche sono al centro della trama, una strana organizzazione manipola i protagonisti con misteriose finalità e un pericoloso criminale vuole farli fuori tutti. E neanche a dirlo, il tutto è inserito in una storia avvolta in un grande mistero che si dipana lentamente e non rivela mai fino in fondo dove vuole andare a finire. Insomma non si sono fatti mancare proprio niente, neanche il protagonista che parla per tutto il tempo in una lingua straniera. Anzi, per la verità, a farlo anche qui sono in due, e parlano in giapponese (con i sottotitoli) e dopo qualche ora passata in loro compagnia comincerete a rimpiangere le terrificanti puntate in coreano di Lost. Ma è proprio quando credi di aver capito tutto che Heroes cambia strada e ti sorprende. Perché Heroes ti riempie di domande, ma ogni tanto ti dà anche delle risposte. Di questi tempi un evento talmente raro che poi, quando a un certo punto si scopre l’identità del sanguinario assassino, ti ritrovi a pensare che forse sia un tantino troppo presto. Ma è giusto un instante di follia, prima di realizzare che un altro mondo è possibile, che non sempre siamo nati per soffrire, e la scoperta è talmente sconcertante e meravigliosa che va a finire che ti affezioni persino ai giapponesi.