Per una volta siamo solidali con Walter Veltroni. I fatti sono questi: il 23 dicembre scorso, alla Stazione Termini, presenti il cardinale Ruini e il segretario di stato vaticano monsignor Bertone, il sindaco di Roma aveva inaugurato due stele che intitolavano la stazione a papa Giovanni Paolo II.
L’iniziativa non aveva avuto molto risalto sulla stampa, ma aveva suscitato le proteste della Rosa nel pugno, di Liberazione e di alcune associazioni che, preoccupate per la laicità delle ferrovie, hanno inondato il comune di e-mail di protesta, insinuando tra l’altro che Veltroni avesse approfittato del concomitante sciopero dei giornalisti per inaugurare le stele senza dare nell’occhio.
A questo punto il sindaco ha sentito il bisogno di chiarire meglio il senso dell’iniziativa: non di intitolazione della stazione si è trattato (nonostante la scritta “Stazione Termini-Giovanni Paolo II” fosse ben visibile sulle stele) bensì di una dedica – una valentina, pare di capire – in “un luogo adatto a ricordare il papa del viaggio e dell’incontro, del dialogo e della pace”.
Dopo la rettifica però si è arrabbiato l’Osservatore romano, che ieri ha dedicato al sindaco uno sferzante commento: “Fra dedica e intitolazione abbiamo assistito a un inedito capolavoro di ibrido politico: la detitolazione”.
Siamo solidali con il sindaco, come abbiamo detto, e quindi non infieriremo su quell’“ibrido politico” che l’Osservatore rileva, e che è un po’ la cifra politica di Veltroni. Siamo solidali perché da bambini siamo stati nelle giovani marmotte, e quindi conosciamo bene quella sensazione di stizza e frustrazione che coglie chi ha fatto una buona azione e viene criticato proprio dal beneficiario. Con l’aggravante, per Veltroni, di non essere riuscito, per la prima volta nella vita, ad essere al contempo laico e cattolico, progressista e moderato, comunista e anticomunista, tondo e quadrato, vegetale e animale. Insomma, semplicemente Walter. Siamo solidali, infine, perché peggio delle accuse false ci sono solo le accuse false e spudorate, e sostenere che Veltroni abbia inaugurato un monumento – un qualunque monumento – tenendo intenzionalmente lontani taccuini e telecamere, ecco, sostenere la tesi di un simile pudore veltroniano dinanzi a fotografi e telecamere è come sostenere che Pamela Anderson, scegliendo i propri abiti, si preoccupi solo di nascondere le tette.