Il Ministero della Cultura è in subbuglio. Nonostante le roboanti dichiarazioni, i tagli di nastri e le scoperte archeologiche, immancabilmente straordinarie, raccontate in prima persona dal ministro Sangiuliano, i funzionari del Ministero, riuniti in un’assemblea unitaria, hanno dichiarato lo stato di agitazione. Archeologi, bibliotecari, archivisti, storici dell’arte, amministrativi, comunicatori, dalla Cgil a Confintesa, dalla Cisl all’Usb, si sono tutti riuniti per dichiarare la loro contrarietà all’ennesima offesa alla loro dignità professionale.
Nelle scorse settimane, infatti, all’improvviso, il Dipartimento della Funzione Pubblica ha emanato un bando per 75 Elevate Professionalità – EP, una sorta di vice-dirigenza cui spetta uno stipendio quasi doppio rispetto ai Funzionari del Ministero. Settantacinque tra ingegneri gestionali, architetti per la valorizzazione, fisici, chimici…ma neanche un posto per archeologi, storici dell’arte, bibliotecari, amministrativi. Inoltre, il Ministro aveva promesso 100 elevate professionalità, 50 selezionati all’interno dei Funzionari del MiC e 50 all’esterno, e invece sono 75 e tutte esterne. Come se non bastasse, alle Elevate Professionalità vengono richiesti titoli inferiori a quelli necessari per diventare Funzionario tecnico del Ministero.
È l’ennesimo periodo complicato per il Ministero della Cultura: oggi alla carenza di organico, che ormai è a circa il 40%, ai carichi di lavoro folli anche per la sola attività ordinaria, si sommano i progetti PNRR con tempi inconcepibili per il numero di persone in servizio. Tutto ciò con il Giubileo alle porte. E, naturalmente, nuovo governo significa anche nuova riorganizzazione: ancora una volta i nuovi “gerenti” del Ministero sono pronti a cambiare tutto e tutti (per non cambiare le cose che contano davvero) pur di poter far dire all’ennesimo Ministro di aver firmato l’ennesima riforma. E i risultati del periodo di confronto attivo tra Amministrazione e parti sociali per la discussione sulle nuove famiglie professionali, un lavoro di mesi che ha ridisegnato e aggiornato requisiti e professionalità all’interno del Ministero, sono stati del tutto ignorati e disconosciuti dal bando del Ministro.
Intanto la petizione lanciata da API, un’associazione degli Archeologi del Ministero che chiede il ritiro del bando per EP, ha superato ampiamente le 15.000 firme. Migliaia di lavoratrici e lavoratori del Ministero della Cultura sono in agitazione.
A Sangiuliano va, tuttavia, riconosciuto un merito: aver ricompattato dopo anni il fronte sindacale, unitariamente contrario ad una visione politica personalistica e sensazionalistica. Il supporto politico che il Ministero della Cultura merita, invece, stenta ad arrivare. Ma non c’è più tempo da perdere. È giunto il momento di far partire una nuova stagione di confronto ed elaborazione politica che riporti il lavoro e i lavoratori al centro delle politiche culturali del centrosinistra, insieme al diritto alla cultura per tutte le cittadine e i cittadini. Una politica che sappia di nuovo parlare di lavoro e ai lavoratori, perché di questo si tratta: di cultura sì, ma anche soprattutto di lavoro.