Will E. Coyote ha raggiunto il Road Runner. Dopo anni passati ad architettare le soluzioni più ingegnose, che gli si sono sistematicamente ritorte contro, il centrosinistra ha acchiappato quel superbo animale politico di nome Silvio Berlusconi, che fino a oggi e per ben dieci anni era sempre riuscito a sfuggirgli. E lo ha fatto nell’unico modo possibile: battendolo alle elezioni, in una campagna misurata e giocata sui temi del governo, in cui non ci sono state né chiamate alle armi contro il regime né adunate oceaniche convocate per approntare la resistenza (entrambe le strade, in verità, sono state proposte dall’ala intransigente e fortunatamente lasciate cadere dalla coalizione). Le undici regioni conquistate e l’enorme recupero persino in Lombardia e Veneto, le sole rimaste al centrodestra, disegnano uno spostamento di consensi il cui significato politico è certificato da un’affluenza superiore al settanta per cento. E’ cominciata la volata verso le elezioni politiche e non è nemmeno detto che il traguardo non sia fissato prima del 2006.
In questi dieci anni Berlusconi è riuscito a sfuggire al centrosinistra, a superare indenne cinque anni di opposizione in cui tutti lo davano per finito, ad anestetizzare le inchieste e le condanne contro di lui e contro gli uomini a lui più vicini, a superare l’ostilità di buona parte delle forze politiche europee e l’estraneità all’establishment italiano. Si è dimostrato un leader capace come pochi di raccogliere, organizzare e orientare il consenso dell’opinione pubblica, occupando costantemente il centro della scena e rimanendo sempre diversi passi avanti ai suoi inseguitori. Ma una volta arrivato a Palazzo Chigi, nel 2001 come nel ’94, si è dimostrato incapace di trasformare le milizie con cui aveva conquistato la guida del paese in un esercito capace di difendere e di espandere quel consenso. La responsabilità della disfatta, di conseguenza, va imputata innanzi tutto a lui. Semplicemente, Berlusconi ha fallito la prova del governo. Come molte volte da dieci anni a questa parte, il voto è stato un referendum sul creatore di Forza Italia, ma a differenza delle altre volte gli italiani lo hanno bocciato. I voti persi dalla Casa delle Libertà, non a caso, sono voti persi dal suo partito.
Dal 1994 in poi, vale a dire dalla fine della stagione di Mani Pulite a oggi, la società italiana si è sempre riconosciuta in quelle forze che oggi formano la Casa delle libertà. Nel 1996, quando il centrosinistra vinse le elezioni, i partiti che oggi compongono il centrodestra – divisi – raggiunsero il loro massimo storico, ben oltre la maggioranza assoluta. Oggi, per la prima volta nella storia d’Italia, il centrosinistra ha raccolto il consenso della maggioranza degli italiani. In un paese in cui, prima del 2001, non era mai accaduto che fossero gli elettori a decidere di mandare a casa un governo e al governo l’opposizione – secondo quel principio dell’alternanza che è la base di ogni democrazia occidentale – il bipolarismo ha compiuto l’ultimo atto nella maturazione di un sistema politico moderno. Così, dopo cinquant’anni di quella che è passata ai manuali di storia come “democrazia bloccata” e dopo dieci lunghi anni di assestamento, si chiude davvero l’eterna transizione italiana. E tutto quello che di qui alle prossime elezioni Berlusconi sembra avere ancora da dire è dove intende lasciare le chiavi.