“La difesa dello stato di diritto vale tutti i giorni, o è un principio a corrente alternata?”, si domanda Pierluigi Battista sul Corriere della sera, per poi rimproverare alla sinistra di avere condannato la pubblicazione sui giornali delle intercettazioni quando a essere intercettati erano suoi esponenti, e di tacere, invece, adesso che tocca a Silvio Berlusconi. Naturalmente, Battista dice una parte di verità. E possiamo ben riconoscerglielo noi, che qui non abbiamo mai smesso di “tuonare indignati” contro il mercato delle intercettazioni, tutte le volte che questo veleno è tornato a inquinare la lotta politica e lo stesso accertamento della verità, e tanto più quando le vittime erano perfetti sconosciuti, da nessuno nemmeno accusati di aver compiuto alcun reato, ma additati al pubblico linciaggio da tutti, compresi autorevoli esponenti di questo governo. E indovinate chi ci attaccò allora, con indignazione degna di miglior causa? Troppo facile: il Corriere della Sera (per chi fosse interessato, la nostra replica si trova qui).
Ma Battista va ben oltre, giacché omette di ricordare, nella sua tirata contro la sinistra che si lamenta delle intercettazioni solo quando riguardano suoi esponenti, quale giornale aveva allora rovesciato su quegli esponenti della sinistra alcune tonnellate di intercettazioni (avete indovinato di nuovo). Non c’è niente da fare, e d’altra parte tg, quotidiani e talk show lo confermano ogni giorno: per il comune senso del pudore sono giorni davvero grami.
Garantismo e intercettazioni sono infatti due argomenti su cui il Corriere della sera e chi ne era vicedirettore negli anni 2005-2006 dovrebbero avere almeno il buon gusto di soprassedere. Allora, quando si trattava di accreditare la tesi di un complotto ordito da Unipol, Democratici di sinistra, immobiliaristi, Macchianera e la Banda Bassotti contro i poveri editori del Corriere, il quotidiano non esitò a scatenare la più violenta campagna giustizialista dai tempi di Mani Pulite. “Poi, repentino e radicale, il cambiamento di posizioni”, per dirla con le parole che Battista rivolge oggi alla sinistra. “Le intercettazioni ora riguardano l’avversario, anzi il Nemico: il garantismo può attendere”. Appunto. “Ma il garantismo a metà tradisce se stesso”. Giusto. “Diventa una maschera, un alibi, un appellarsi abusivo ai sacri principi in funzione autoassolutoria”. Giustissimo. “Svuota la sua forza, appare sotto una luce sospetta e si ammanta di ipocrisia”. Non avremmo saputo dir meglio.
Stavolta, niente da fare, Battista ci ha proprio convinti. E’ tempo di condurre una seria battaglia per smascherare questi garantisti a singhiozzo, questi ipocriti, questi tartufi. Non possiamo più tirarci indietro. E’ tempo di mettersi a lavorare sugli archivi, scriverci sopra inchieste a puntate, libri interi, mostrandoli finalmente per quello che sono. Lo dobbiamo ai tanti “garantisti che garantisti cercano di esserlo sempre”. Alle tante persone serie, sincere e oneste di questo paese. E anche a Battista.