Con maggior grazia di quando parlò di apertura dei cancelli dello zoo, ma con analoga arcigna fermezza, Sergio Marchionne ha spiegato domenica sera a Che Tempo Che Fa il piano di sviluppo della Fiat. La sintesi è questa: l’azienda sarebbe perfettamente in grado di prendere a sportellate la concorrenza se non fosse gravata dalla zavorra dell’Italia. Dei due miliardi di utile operativo previsto quest’anno, ha detto Marchionne, non un euro arriva dall’Italia, e in situazioni analoghe “la maggior parte dei nostri concorrenti avrebbe trovato la porta d’uscita”.
Quel che si sottintende è che la Fiat non trovi la porta d’uscita perché gli azionisti e i dirigenti dell’azienda sono degli scapigliati sentimentali, dei filantropi dall’altissima responsabilità sociale, cui evidentemente vengono mosse critiche solo per ignoranza o per malafede. La timida obiezione di Fabio Fazio circa gli aiuti che lo stato avrebbe elargito alla Fiat nel corso degli anni è stata subito respinta. Dal 2006 a oggi la Fiat è l’unica azienda che non ha bussato alla porta del governo, e gli incentivi all’auto sono stati un regalo alla concorrenza dato che, ha osservato Marchionne, sette automobili su dieci in Italia sono vendute dai concorrenti stranieri. Sedotti dalla descrizione di quest’arcadia automobilistica siamo corsi a cercare dei dati per provare, almeno idealmente, a scorporare la Fiat dall’Italia e a vedere l’effetto che fa.
In base ai dati del 2009 (elaborazione Unrae) in Italia sono stati immatricolati circa 2.300.000 autoveicoli, 700.000 dei quali, poco meno di un terzo, appartenente al gruppo Fiat. Nello stesso anno, in tutta Europa il mercato è stato tra i quindici e i sedici milioni di pezzi, a seconda se si consideri l’Ue a 15 o quella a 27 con o senza altri paesi extra Ue come la Svizzera o la Norvegia (i dati facilmente reperibili dal sito dell’Acea, l’associazione europea dei produttori di auto). In questa torta la fetta del gruppo Fiat si aggira sul 9%, vale a dire circa 1.400.000 veicoli.
Se ora proviamo a eliminare l’Italia dal quadro, cioè se togliamo i due milioni e rotti dell’immatricolato nazionale dal totale europeo, e i settecentomila veicoli venduti dalla Fiat in Italia dai numeri europei del Lingotto, la quota della Fiat scende al 5%. In altre parole “tagliando l’Italia” e spingendosi oltre le alpi, c’è un altro mondo (civile, avanzato, competitivo) in cui il 95% degli automobilisti non è cliente di Marchionne. Buona fortuna.