Ogni sport ha un appuntamento-simbolo che lo rappresenta e lo riassume. Montecarlo è la Formula 1. Wimbledon è il Tennis. Kitzbühel è la Discesa Libera. Ma Kitzbühel è anche un vero e proprio rito per il popolo austriaco, che il penultimo weekend di gennaio si riversa in questo paesino tirolese per assistere alle gare dell’Hahnenkamm, una delle più antiche combinate del mondo, che si svolge dal 1930. L’attrazione principale, ovviamente, è la discesa, tradizionale appuntamento del sabato mattina. La Streif non è una pista per sciatori qualsiasi. L’unica volta che Ingemar Stenmark, l’incarnazione vivente dello slalom speciale, volle provare l’ebbrezza della velocità pura, scelse queste nevi leggendarie. Su una pista che è uno spaventoso concentrato di difficoltà tecniche, è molto difficile che un carneade azzecchi la gara della vita. I primi trenta secondi bastano a spazzar via le velleità dei comprimari. Si comincia con la Mausefalle (trappola per topi), un simpatico salto di 90 metri a brevissima distanza dalla partenza. Si continua con la Steilhang, strettissimo sinistra-destra in contropendenza che porta gli sciatori a passare a millimetri dalle reti di protezione. La pista poi si infila fra gli alberi nel Bruckenschuss, l’interminabile “stradino” praticamente pianeggiante che in televisione non si vede quasi mai, ma che spesso fa perdere secondi decisivi. Dopo una parte centrale ricca di curvoni veloci e passaggi spettacolari, si arriva al salto dell’Hausberg, che sfocia nel ripido, interminabile muro in diagonale che dell’Hausbergkante. Ci si lancia quindi verso il salto finale, che porta gli sciatori, lanciati a centoquaranta chilometri all’ora, a planare letteralmente sulla linea d’arrivo in un’atmosfera da stadio. O, come fece Kristian Ghedina lo scorso anno, a planare in spaccata volante.
L’albo d’oro di Kitzbühel comprende i migliori nomi del discesismo di tutti i tempi, ma il posto d’onore va assegnato all’enfant du pays Franz Klammer. Il fenomenale austriaco di Bad Kleinkirchheim, che a inizio carriera era talmente spiantato da doversi far prestare la tuta da sci da un amico, a metà degli anni ‘70 fece incetta di successi sulle piste di tutto il mondo, conquistando anche tre vittorie consecutive sulla Streif fra il 1975 e il 1977. Nel 1984, un Klammer da tempo appannato, alla veneranda età (per un discesista) di 31 anni, si ripresentò sulla pista che tante soddisfazioni gli aveva dato. Vinse con mezzo secondo di vantaggio, centrando il quarto successo che gli valse un record a tutt’oggi imbattuto. Vedremo chi quest’anno cercherà di emularne le gesta, alla conquista dell’ambito cerbiatto (in tedesco, “kitz”) di vetro.