Finalmente è ricominciato Alias (ogni giovedì alle 21 su Raidue) e siamo state subito ripagate della lunga attesa. Come consuetudine del telefilm, infatti, non si è perso tempo: già nei primi cinque minuti della puntata la nostra Sidney aveva cambiato parrucca almeno tre volte, che poi è l’unica questione che interessa veramente agli affezionati telespettatori. Alias ci ha abituato fin dagli esordi a non farci troppe domande, l’azione è così veloce e le storie così contorte che c’è poco tempo per fare qualsiasi cosa che non sia fissare attentamente lo schermo. Vi basti sapere che quando abbiamo conosciuto la giovane e carina Sidney Bristow era una agente della Cia (sotto copertura ovviamente) in un’agenzia diretta da Arvin Sloane. Un bel giorno la candida ragazza, neanche fosse stata reclutata e addestrata in una pasticceria, decide di confessare il suo segreto all’amato fidanzato, per di più lasciando l’intera confessione sulla segreteria telefonica del suddetto (dirglielo di persona evidentemente le sembrava uno scrupolo eccessivo). Neanche il tempo per l’ignaro fidanzato di sentire il primo bip della segreteria che era già morto. A causa di questo piccolo imprevisto, alla piccola Sidney comincia a sorgere qualche sospetto riguardo alla vera natura dell’agenzia per cui lavora, dubbi che la porteranno, dopo una lunga serie di eventi incomprensibili, a scoprire che in realtà l’agenzia non è affatto della Cia, ma è un’organizzazione criminale parallela denominata SD6. Insomma, la povera Sidney rischiava quotidianamente la vita, uccideva un po’ di gente e si cambiava un numero incalcolabile di parrucche al soldo di un gruppo di avidi cattivi. Quando si dice gli imprevisti della vita. Nel frattempo, poiché al peggio non c’è mai fine, scopre che fa parte di questa stessa agenzia anche il suo enigmatico padre. E già fin qui una ne avrebbe avute abbastanza per rinchiudersi in casa e non volerne più uscire, invece Sidney non si dà per vinta e si presenta alla vera Cia – come fosse un ufficio di collocamento – per raccontare tutta la sua storia. Voi non ci crederete, ma alla Cia le danno retta. E decidono pure di assumerla non solo come loro agente, ma come infiltrata nell’SD6. Ora va bene che come porta le parrucche lei non le porta nessuno e va bene che i cattivi di solito la sanno più lunga, ma per come si era fatta fregare fino ad allora noi qualche dubbio sulla sua scaltrezza l’avremmo avuto. E invece no, perché ad assumerla e guidarla nella nuova (e stavolta vera) agenzia c’è l’agente Vaughn, il cui nome in codice non a caso è Boyscout. Neanche il tempo di due inquadrature che il ragazzo è già cotto a puntino. La storia ovviamente non finisce qui, infatti a Sydney non servirà molto tempo per scoprire che in realtà anche suo padre lavora per la Cia e che (proprio come lei) fa il doppio gioco all’interno dell’SD6. Insomma, quelli che sembravano buoni erano cattivi, in compenso quello che sembrava cattivo in realtà è buono. Se vi sembra un compromesso equo per riuscire a vivere felici, vi illudete, anche perché più avanti Sydney scoprirà che la madre, che fin da bambina credeva morta, era all’epoca una abilissima e temutissima agente del Kgb e pure adesso non è da meno. Se avete perso completamente il filo non demordete, ma sappiate che tutto quello che abbiamo raccontato finora è accaduto solamente nella prima puntata della serie. A questo punto non vi sarà difficile immaginare il resto delle tre stagioni. Ma soprattutto potrete finalmente rispondere a una domanda: quando nella prima puntata di questa nuova stagione Sydney scopre che suo padre ha fatto eliminare sua madre (facendone richiesta scritta, perché gli agenti segreti sono persone precise), secondo voi possiamo credere che sia morta davvero?