In vista delle prossime regionali, il centrosinistra ha ormai definito tutte le proprie candidature. In Puglia a decidere saranno i suoi stessi elettori, attraverso primarie che già si annunciano come una delle novità più significative di questi tempi: migliaia di votanti registrati, una sfida coinvolgente e un clima pressoché idilliaco tra il margheritino Boccia e il rifondatore Vendola. La lista unitaria sarà presente nella maggior parte delle regioni. Coerentemente e conseguentemente a quest’esito, anche le mille sparse anime della sinistra radicale si riuniscono (per ora in un convegno, domani chissà) per darsi una forma più compiuta nel nuovo assetto della coalizione e del bipolarismo. L’alleanza guidata da Prodi non dovrà più stringere precari patti di desistenza, perché Rifondazione è stabilmente entrata nell’area delle forze di governo e persino Mastella non sembra intenzionato ad alimentare nuove tensioni. Rovesciate il quadro e avrete la fotografia esatta dell’attuale situazione nella Casa delle libertà, dopo lo scontro sulle liste con Formigoni e gli altri governatori ribelli, con la Lega impaziente di correre da sola e Berlusconi convinto che il successo dei suoi alleati possa realizzarsi sulle macerie di Forza Italia e del suo futuro politico.
Ora osservate le due immagini una accanto all’altra, quella del centrosinistra e quella della Cdl come le abbiamo appena tratteggiate, scambiatele di posto e avrete lo scenario che si presentava (o che veniva presentato sui mezzi di informazione, se preferite) fino a non più di una settimana fa. Qui un cumulo di rovine e un esercito in rotta, diviso al suo interno e guidato da un leader sul punto di capitolare, là una testuggine d’acciaio, compatta dietro il suo capo e in odore di vittoria. Ripetete il gioco ancora una volta e avrete la situazione come si presentava invece alle ultime elezioni europee: centrosinistra unito, Prodi leader indiscusso e indiscutibile, Berlusconi sfiancato dalla più lunga verifica della storia repubblicana, intento a licenziare un ministro dopo l’altro e lavorato ai fianchi da alleati sempre meno inclini ad accettarne la leadership.
A questo punto occorre domandarsi se una simile inversione di ruoli, con il continuo ribaltamento di tutte le analisi, sia solo il frutto di un sistema dell’informazione impazzito. O se piuttosto non vi sia una logica in questa follia. Noi pensiamo che ci siano entrambe le cose: la logica e la follia.
La follia ha fatto la sua comparsa quando il centrosinistra, dopo essersi finalmente unito e aver preso con il famoso triciclo il 31.1 per cento dei voti alle europee, portato il partito del premier al minimo storico e innescato una crisi di governo violentissima (basta ricordare la vicenda Tremonti), sembrò improvvisamente sul punto di suicidarsi: molti autorevoli dirigenti del centrosinistra cominciarono a sostenere con veemenza che i veri sconfitti erano proprio loro e la loro lista (il primo caso a nostra memoria, perlomeno in un’elezione a sistema proporzionale) quindi tornarono le rese dei conti e la guerra delle interviste. La Casa delle libertà riprese fiato, si ricominciò a parlare di leggi elettorali ad personam e di fine del bipolarismo, ma in questo quadro Berlusconi ebbe gioco facile a ridurre al silenzio gli alleati e a riguadagnarsi la fama del vincitore presso tutti i commentatori. Ma ecco che ricompare la lista unitaria, il centrosinistra mette fine a polemiche e divisioni, Prodi torna il leader insostituibile che è sempre stato. E la crisi della maggioranza esplode di nuovo. La logica ci sembra sufficientemente chiara. Comunque sia, a scanso di equivoci, noi consiglieremmo di proseguire su questa strada.