Atti antiumani e anticristiani”: il testo del telegramma di cordoglio inviato dal Santo Padre all’Arcivescovo di Westminster O’Connor, diffuso nel primo pomeriggio del 7 di luglio, conteneva queste parole. Il testo ufficiale della Santa Sede non le contiene più. Gli atti sono definiti (genericamente?) “atti barbarici contro l’umanità”. Sul Corriere della sera, Pierluigi Battista ha dedicato un lungo editoriale “al ridimensionamento semantico dell’indignazione papale”, quasi che persino Benedetto XVI si fosse piegato a un’ipocrita political correctness. Un interdetto implicito graverebbe dunque sulla parola «anticristiano». Anche se l’episodio della parola sottratta riguarda la Santa Sede, Battista non perde occasione di dire che è invece “l’universo mentale di ciò che resta della cultura laica” a essere colpito per primo dalla “sindrome omissiva”, dall’ossessione di “raschiare via, sottrarre, azzerare, persino lessicalmente cancellare ciò che nell’Occidente libero è riconducibile a una cornice in senso lato cristiana”. (Sia detto en passant: se il senso è lato, dentro la cornice si possono ricondurre un mucchio di cose, forse persino troppe, e certo anche alcune non commendevoli). Tutto pare potersi dire, meno che gli attentati di Londra siano anticristiani: “I laici che dicono Occidente – scrive Battista – non possono più dire «cristiano»”. Croce è bello che capovolto: perché non possiamo dirci cristiani. La risposta c’è: perché altrimenti lo scontro di civiltà precipita nella “contrapposizione irriducibile delle religioni”. A Battista, però, la risposta non basta: trova anzi che sia poco più di una scusa, e che comunque suoni tortuosa, ideologicamente meschina e mentalmente asfittica, finché si omette il riferimento alla cristianità.
Ma il punto non è se possiamo dire anticristiani gli attentati di Londra, ma se sia vero dirlo. Domandiamo: è vero? Colpendo a Londra, al Qaeda si proponeva di colpire la cristianità, o l’Occidente? Il fatto che l’Occidente abbia radici cristiane significa forse che ogni aspetto della vita occidentale deriva dal cristianesimo, e che sia questa radice ad essere sotto attacco? Ne siamo sicuri? E perché allora tra gli obiettivi del terrore ci sono anche gli ebrei (e perché sotto attacco ci sono anche paesi musulmani, come dimostra in questi stessi giorni l’uccisione dell’ambasciatore egiziano)?
L’idea di Battista sembra essere che avere il coraggio di dire che è la cristianità sotto attacco mette chiarezza nella lotta in cui l’Occidente è impegnato. Bisogna ben sapere cos’è l’Occidente, per poter lottare convintamente in sua difesa. Ma qui ci sono diverse osservazioni da fare.
Primo. E’ difficile rimproverare a Blair mancanza di coraggio. Eppure Blair non ha sentito il bisogno di definire anticristiani gli attentati di Londra. Secondo. E’ in corso una partita politica, le cui linee non coincidono certo con quelle della cristianità: conviene ridefinire queste linee, in modo che nel campo occidentale vi sia solo chi si erge a difesa della cristianità? Vogliamo forse restaurare una sorta di res publica christiana? (Sia detto en passant: colpisce la disinvoltura con cui un giornalista del valore di Battista passa da “valori cristiani” a “cristianità”. Per fortuna, e ad onore dell’universalismo di quei valori, non sono la stessa cosa). E se gli islamisti potessero e dovessero scegliere, pigiando un bottone eliminerebbero Città del Vaticano o New York? La risposta è nota da tempo. Terzo. Battista parla di valori cristiani. Ne parla però in maniera superficiale, come se questi valori fossero nelle pagine del Vangelo tali e quali a come li sentiamo (e li difendiamo: perché li difendiamo) noi oggi. Battista difenderebbe ad esempio come valore universale l’umiltà? Forse ne difenderebbe una versione ben secolarizzata, ma allora bisognerebbe chiedergli di difendere con chiarezza la secolarizzazione, e di definire gli attentati londinesi anzitutto come “anti-secolarizzazione” (col che sarebbe assai più nel vero che definendoli anti-cristiani). Quarto. Forse Battista vuol dire che gli attentati londinesi, essendo “anti” molte cose, sono anche anti-cristiani. Ma se sono anzitutto contro l’Occidente, è perché l’Occidente è proprio quella terra in cui siamo riusciti a sommare le molte cose insieme che sono oggi sotto attacco. E che sono sotto attacco proprio perché si sono lasciate sommare, ricondurre a una misura comune. Torniamo al testo del telegramma. Battista interpreta la correzione come un indebolimento. Sarebbe stato più forte dire: anti-cristiani. Avrebbe aggiunto qualcosa che nell’espressione “atti contro l’umanità” non c’è. Battista non vede però quel che avrebbe invece tolto, e non vede che proprio la capacità di togliere (non cancellare, ma togliere dallo scontro politico) è non la debolezza ma la forza dell’Occidente. Avrebbe tolto infatti la misura comune, il comune denominatore, che consente a tutti (tutti: ecco l’universalismo caro a Battista e ad ogni occidentale) di sentirsi sotto attacco. E non direbbe Battista che a essere anzitutto attaccato, nell’attacco all’identità dell’Occidente, è questa volontà e, dove c’è, questa capacità di cercare e trovare una misura comune? Non è questo il bene più prezioso dell’Occidente?