Arnaldo Otegi, quello che i giornali spagnoli usano definire il “leader del partito fuori legge Batasuna”, sabato 15 gennaio ha chiesto ufficialmente al primo ministro di negoziare con l’Eta una “smilitarizzazione multilaterale”, offrendogli il suo personale appoggio qualora Zapatero volesse passare alla storia come “el Tony Blair español”. Queste parole non suonano solo a conferma della crisi in cui da quasi un anno – perlomeno dalla strage dell’11 marzo in avanti – l’organizzazione dei terroristi baschi continua a sprofondare, decapitata dalle forze dell’ordine e sempre più isolata nell’opinione pubblica, priva di sbocchi politici e divisa al suo interno in un dibattito tra oltranzisti e trattativisti che è oramai ampiamente filtrato ai giornali e che vede coinvolti anche i suoi più autorevoli dirigenti in carcere. Il riferimento al Tony Blair spagnolo, sia pure chiaramente limitato all’ambito della politica sull’Irlanda del Nord e agli accordi di Belfast, coglie forse involontariamente un’analogia assai più profonda.
In un comunicato pubblicato domenica, l´Eta rilancia la cosiddetta proposta di Anoeta, avanzata a novembre da Batasuna, in cui si chiede l´avvio di un processo di pace sul modello di quello israelo-palestinese e ci si impegna a utilizzare “vie esclusivamente politiche e democratiche”. Il governo e tutti i partiti che allora avevano chiesto a Batasuna una esplicita condanna della violenza e del terrorismo etarra, coerentemente chiedono oggi all´Eta di abbandonare le armi (un aspetto mai neppure menzionato nel comunicato).
Quale che sia la prima risposta dell´organizzazione, appare comunque evidente che José Luis Rodríguez Zapatero si trova davvero dinanzi all´occasione di trasformarsi nel Tony Blair español. Se il nuovo approccio socialista alla politica delle autonomie e alla stessa questione basca, così diverso dalla precedente linea della fermezza del Psoe e del Pp, sarà premiato da un´autentica volontà di dialogo da parte dei separatisti, il capo del governo potrà reclamare a buon diritto il suo posto nella storia. Proprio accanto a quel Tony Blair al quale non lo accomunano soltanto la giovane età a cui è salito prima alla guida del partito e poi del paese, né solo il conseguente e maligno soprannome di Bambi, ma un identico modello di leadership politica socialdemocratica.
Non è un caso se la corrente con cui l´oscuro deputato Zapatero fu eletto segretario – in vista di quella che tutti consideravano una sicura sconfitta – si chiamava Nueva vía, sintesi esplicita del Nuovo centro di Schroeder e della Terza via di Blair. Non è un caso se per i socialisti spagnoli era sempre quello stesso giovane deputato, quasi di nascosto, a partecipare agli incontri promossi dal Policy Network dei laburisti britannici. Non è né poteva essere un caso, pertanto, se il capo del governo spagnolo ha applicato fino a oggi una ricetta identica a quella del suo forse inconsapevole maestro britannico, così come quel Cancelliere Schroeder che dopo un lungo periodo di impopolarità, tenendo duro e andando avanti sulle riforme della sua Agenda 2010, sembra ormai prossimo alla terza, clamorosa resurrezione politica. La funzione di guida assunta da Gran Bretagna, Germania e Spagna nella ridefinizione di una strategia vincente per le forze del socialismo europeo appare del resto confermata dallo stato di divisione e spesso di autentica prostrazione in cui sembrano precipitati i loro avversari popolari e conservatori.
Il Tony Blair spagnolo si è ben guardato dallo scardinare l´impianto della politica economica di Aznar, limitandosi semmai a dirottarne i frutti verso investimenti produttivi, ricerca e innovazione (proprio come il suo maestro ha fatto con l´eredità thatcheriana). Proprio come il suo modello, in politica estera non ha fatto altro che attenersi alla più tradizionale interpretazione dell´interesse nazionale, che per la Gran Bretagna significa schierarsi con gli Stati Uniti mentre per la Spagna significa stare con l´Europa, riannodando le fila dell´altrettanto tradizionale amicizia con i paesi arabi (una politica che rimonta addirittura agli anni del franchismo e che fu Aznar a rivoluzionare). Dunque, con un salto culturale impressionante rispetto alla centralità dell´economico-sociale e al disinteresse per le questioni etiche e civili della sinistra socialista, è proprio sulle pari opportunità, sulla laicità dello stato e i diritti civili che Zapatero raccoglie l´afflato rivoluzionario del suo popolo (e l´ovazione della sinistra radicale di tutta Europa). Un afflato rivoluzionario non scevro, però, da intelligenza tattica e capacità di manovra. All´impressionante serie di provvedimenti annunciati dal governo su aborto, matrimoni gay e diritti delle donne (per esempio con la legge draconiana sulla cosiddetta violenza domestica) Zapatero ha saputo affiancare una posizione assai comprensiva sul finanziamento statale all´episcopato spagnolo e la sua esenzione dall´iva (su questo è aperta infatti una procedura di infrazione da parte dell´Ue), mostrando così di volere e sapere distinguere molto bene tra valori e interessi della Chiesa. Distinzione che certo non sfugge a nessuno in Vaticano, da dove infatti il cardinale Rouco, che aveva lanciato una violenta campagna contro il laicismo governativo, è stato prontamente richiamato all´ordine.
La società spagnola è da tempo ampiamente secolarizzata – anche più dell´Italia – e appare ansiosa di sperimentare tutti i vantaggi della modernizzazione. Questa è infatti la parola d´ordine che meglio riassume la linea della nuova leadership socialdemocratica europea e che va dalle riforme del lavoro alla libertà di ricerca (non a caso lo scontro con la Chiesa è stato causato anche dall´autorizzazione agli esperimenti sulle cellule staminali). Impossibile comunque dire oggi come si concluderà la battaglia più difficile del capo del governo spagnolo. Proprio il caso dell´Irlanda del Nord insegna quante difficoltà impreviste possano sorgere lungo il cammino, né si può escludere l´emergere di schegge impazzite o di una Real Eta che sconfessi la nuova strategia dell´organizzazione. Ammesso e non concesso che quest´ultima si risolva ad abbandonare il terrorismo. Ma quello stesso esempio dimostra che con la determinazione e magari anche la fortuna necessaria (doti entrambe che sembrano caratterizzare nettamente tutti e tre i leader socialdemocratici sopracitati) il piccolo Bambi potrebbe diventare finalmente adulto.