La politica, i giornali e persino le guerre, in genere, rispettano il calendario delle stagioni. Agosto è il mese ideale per riflettere sulle proprie scelte, tanto sul percorso intrapreso tra le mille difficoltà di ogni giorno, quanto sul nuovo bivio che si approssima. Quel bivio, per l’Unione e per la politica italiana, si chiama primarie. La strada percorsa fino a questo punto, per noi, si chiama difesa del bipolarismo e dell’autonomia della politica. L’obiettivo intermedio si chiama costruzione di un nuovo grande soggetto unitario del centrosinistra, l’obiettivo ultimo partito riformista.
Lungo questa strada abbiamo registrato delle vittorie e delle sconfitte. L’abbandono della lista unitaria alle prossime elezioni politiche, evidentemente, rientra tra queste ultime. Il processo di divaricazione, le lotte intestine, la costante differenziazione su tutti i temi dell’agenda politica tra le principali forze del centrosinistra – si tratti dei grandi processi di aggregazione nel mondo bancario, della guerra o della laicità dello stato – non fanno che confermare, a nostro avviso, la necessità di proseguire su quella strada. L’interruzione del percorso unitario, con le conseguenze che abbiamo qui sommariamente elencato, ha dato nuovi argomenti a un governo in crisi e ha messo in discussione la credibilità dell’opposizione in uno dei momenti più difficili della recente storia d’Italia. Questa è la principale ragione per cui in autunno occorrerà organizzare una mobilitazione senza precedenti per le primarie, a sostegno della candidatura di Romano Prodi. Le primarie saranno infatti l’ultima occasione per ridare forza e credibilità alla leadership del centrosinistra, attraverso la legittimazione di una imponente manifestazione popolare; per segnare subito la differenza da un centrodestra in evidente crisi di consensi, nonostante i pareri interessati di una parte dei mezzi di informazione intenti a rappresentare un quadro politico interamente e ugualmente delegittimato; per iniziare subito e con maggiore forza la campagna elettorale che nel 2006 porterà alla caduta del governo Berlusconi e a una nuova maggioranza di centrosinistra.
La crisi dell’Europa, la crescente destabilizzazione mediorientale, gli attentati che continuano a insanguinare il mondo sono i problemi con cui dovranno confrontarsi i nuovi gruppi dirigenti chiamati alla guida dell’Italia. Non è pensabile che questo possa avvenire secondo la dinamica della competizione interna, che spinge ogni partito a cercare sponde e alleanze sociali e politiche, nazionali e internazionali, in ragione della loro maggiore o minore funzionalità a una lotta interna per l’egemonia della coalizione. La crisi economica, lo stato dei conti pubblici e il declino industriale del paese richiederanno scelte difficili e un governo forte, la cui legittimità non possa essere messa in discussione da nessuno e la cui maggioranza sia sufficientemente solida e coesa da reggere l’urto. Corporazioni, interessi settoriali e cordate personali non tarderanno a coalizzarsi contro qualsiasi tentativo riformatore. Molti saranno i nemici di una coalizione che si ponga esplicitamente l’obiettivo di rompere gli schemi e gli equilibri consolidati, rifiutandosi di prolungare oltre un sistema in cui a pagare sono sempre gli stessi. Non è pensabile che questo possa avvenire senza una radicale riorganizzazione delle forze del centrosinistra, con partiti divisi e chiusi ognuno nella tutela del proprio – sempre più ristretto e sempre più fragile – blocco sociale. Il consolidamento del bipolarismo e il rafforzamento della leadership del centrosinistra rappresentano dunque la precondizione di ogni possibilità di rilancio del paese. Per questa ragione le primarie sono davvero l’ultima spiaggia, non solo per il centrosinistra, ma per l’Italia.
Osservando il dibattito delle ultime settimane tra i diversi partiti dell’Unione ci sarebbe forse qualche ragione per coltivare un certo pessimismo. E ci sarebbe forse più di un motivo per dubitare del loro grado di consapevolezza rispetto al quadro che abbiamo appena tracciato. Ma per fortuna anche la politica segue il calendario delle stagioni e le regole della natura. E “la natura ti dice che essa ha creato il giorno non meno che la notte”.
Con questo numero Left Wing va in vacanza. E’ la seconda volta e come la volta scorsa anche quest’anno torneremo a settembre, decisi a tagliare orgogliosamente il traguardo dei due anni di vita. Buone vacanze