Allora Pilato domandò: “Che cos’è la verità?”. E poiché egli, lo scettico relativista, non sapeva cosa fosse la verità, l’assoluta verità in cui quest’uomo credeva, si affidò in perfetta coerenza alla procedura democratica rimettendo la decisione del caso al voto popolare. Egli andò incontro ai Giudei, riporta il Vangelo, e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Ma voi avete l’usanza che io vi rilasci uno in occasione della Pasqua. Volete dunque che vi rilasci il re de Giudei?”. Allora tutti, di nuovo, gridarono dicendo: “Non costui, ma Barabba”. Il Vangelo aggiunge: “Barabba poi era un ladro”. Per quelli che credono nel Figlio di Dio e nel re dei Giudei quale testimone dell’assoluta verità, questo plebiscito è certo un forte argomento contro la democrazia. E questo argomento, noi scienziati politici, dobbiamo accettarlo. Ma soltanto a una condizione: di essere così sicuri della nostra verità politica da imporla, se necessario, con il sangue e con le lacrime, di essere così sicuri della nostra verità come lo era, della sua, il Figlio di Dio.
(Hans Kelsen, Assolutismo e relativismo nella filosofia e nella politica)
a cura di Massimo Adinolfi