Da un paio d’anni a questa parte sembra proprio che il dio del baseball, smessi i panni dell’accanito persecutore, si sia messo a fare beneficenza. Non si spiega altrimenti il fatto che, dopo la vittoria dei Boston Red Sox dello scorso anno, questa volta a vincere siano stati i Chicago White Sox. Innanzitutto è cambiato il colore delle “calze”, come hanno notato i più attenti e ironici commentatori. Poi la vittoria di Chicago è un’altra di quelle che “fanno storia”, proprio perché arriva dopo ottantotto anni dall’ultimo successo. Una squadra che veniva considerata “eterna perdente”: fatte le dovute proporzioni sarebbe un po’ come se l’Inter vincesse lo scudetto. Le due squadre finaliste – i Chicago White Sox e gli Houston Astros – erano probabilmente quelle che i bookmaker d’oltreoceano non si sarebbero mai aspettati di trovare. Chicago con l’ultimo titolo Mlb risalente al 1917 e Houston per la prima volta alle World Series. Roba da far uscire di testa Tony LaRussa, allenatore dei St. Louis Cardinals, che probabilmente già pregustava quel titolo sfuggitogli per sei volte in finale. A guardare i nomi delle squadre rimaste in gara anche noi, al posto suo, ci avremmo fatto un pensierino, ma il destino gli ha voluto risparmiare l’onta della settima sconfitta lasciandolo a casa a guardare le World Series in televisione.
La finale in sé non è stata per nulla eccezionale e il risultato parla da solo: quattro a zero per Chicago, “clean sweep” come dicono gli americani. Gara-4, a Houston, è stata comunque una partita giocata sul filo del rasoio con i lanciatori partenti, Freddy Garcia per gli White Sox e Brandon Backe per gli Astros, che hanno lanciato un gioco perfetto dietro l’altro senza concedere nulla ai battitori avversari. Una partita per le difese, con l’incontro deciso da un singolo di Jermaine Dye, poi votato Mvp delle World Series. Un solo punto è bastato quindi ai White Sox per aggiudicarsi un titolo atteso da troppo a lungo con la “vecchia generazione” a festeggiare sugli spalti e per le strade di Chicago e a spiegare ai nipotini che cosa significasse veramente questa vittoria.
L’unico rammarico per i tifosi degli White Sox – ma se ne saranno già fatti una ragione, ne siamo certi – è che tutte le gare importanti (l’American League Central, le Division Series, l’American League Championship Series e le World Series) sono state vinte lontano da casa, rispettivamente a Detroit, Boston, Anaheim e Houston. Poca cosa, comunque.
Visto l’andamento degli ultimi anni in Mlb siamo pronti a scommettere che l’anno prossimo sarà quello buono per i Chicago Cubs, vincenti nel 1908 e successivamente perseguitati dalla cosiddetta “curse of the billy goat”, la maledizione del capretto. Ma questa è un’altra storia e i tifosi dei Cubs sperano, come noi, di poterla raccontare l’anno prossimo. Con il lieto fine.