Alzi la mano chi si sente in diritto di mettere il bavaglio alla Chiesa. Che non è una bocciofila qualsiasi e che il suo mestiere lo deve pur fare in questa – per dirla con Socci – “società italiana largamente scristianizzata”. E alzi la mano chi vuole che i giornalisti smettano di registrare qualsiasi starnuto del cardinal Ruini e descriverlo come se fosse una polmonite. Anch’essi fanno il loro mestiere che è vendere giornali in una società che, sì, sarà pure largamente scristianizzata, ma è pur sempre piuttosto attenta a ciò che si pensa oltre-Tevere.
Il trucco per non cadere in noiose dispute su anticlericalismo o neoguelfismo c’è. Ogni volta che qualche ministro della Chiesa dice la sua, si entri senza paure e con rispetto per le opinioni di tutti (anche della Chiesa) nella carne del dibattito. Come alcuni a sinistra hanno fatto all’epoca dei referendum sulla procreazione assistita e come fanno adesso quando dicono di condividere le preoccupazioni della Cei sulla devolution. E’ per questo che quando Casini parla – a proposito di chi ululava allora e applaude adesso – di “doppiopesismo strumentale e inaccettabile che non fa onore a chi lo pratica”, noi ci sentiamo di consigliargli di cambiare argomento, che questo non fa onore a lui.