A pochi giorni dal voto, la polemica sugli “impresentabili” ha perso vigore. La discussione era iniziata con l’antagonista Caruso, aveva preso quota con il povero Ferrando (che ha pagato per tutti), è proseguita con i “neri” di Berlusconi e ha avuto una coda mica da ridere con la maglietta di Calderoli. Gli “impresentabili” fanno pensare un po’ agli Incredibili.. Però con logica rovesciata, perché i supereroi della Pixar erano i buoni costretti a nascondersi, mentre gli “impresentabili” sono i cattivi spinti a uscire allo scoperto per intercettare voti. Leopoldo Elia e Franco A. Grassini hanno scritto qualche giorno fa per il sito di Prodi (www.governareper.it) un lungo articolo dal titolo La politica deve tornare volontariato. Questo il succo: no a strutture “professionali” e a “macchine da guerra per la mobilitazione permanente”, sì a soggetti agili che sappiano “cogliere i mutamenti in corso”. E poi, occorrerebbe “non proporre per cariche istituzionali persone che non avessero avuto già un’esperienza di lavoro in attività non legate alla politica”. Ora, non vorremmo che gli “impresentabili” del futuro diventassero i partiti e gli uomini di partito. Perché questa posizione, dopo il successo delle primarie a cui le “macchine da guerra” hanno dato un discreto contributo, ci sembrerebbe decisamente incredibile.