Interno di famiglia con poltrona

Prendete un interno di famiglia italiana che ha votato centrosinistra. Mettete che in casa ci sia una poltrona comodissima che viene utilizzata indistintamente per scrivere al computer, guardare la tv, leggere San Tommaso, sfogliare Anna, eccetera. E che una sera si apra una crepa abbastanza preoccupante in un ambiente comunque coeso e dagli obiettivi comuni. Il marito in piedi col Corriere della sera in mano e la moglie con alcuni appunti di lavoro da trasferire in un file, in piedi anch’essa e con lo sguardo piuttosto scocciato ma deciso. Fa la moglie: “La poltrona la prendo io. E non mi dire che rinunci per senso di responsabilità e che non bisogna dividere ma unire e che è una scelta politica la tua. La prendo io perché vinco io. Punto”. E poi: “… tanto lo so che stai pensando di comprarne un’altra ancora più comoda”. Ora, cosa deve fare un marito che ci tiene – e parecchio – alla coalizione? Se ne va al cesso col Corsera sotto il braccio, consapevole che sia importante tanto il leggere le notizie del giorno quanto lasciare il computer alla moglie. E come ciliegina assicura pure che la poltrona nuova lui non la vuole. Neanche se, con un accordo di larghe intese, decidono di regalargliela sua moglie, sua suocera e i cognati tutti.