Cara Left Wing – Il Gran Premio di Formula uno del Nürburgring, confermando la trama di Imola, ha forse segnato definitivamente la diarchia del Campionato, con Alonso e Schumacher unici protagonisti per la vittoria. Vicinissimi in prova, appena qualche decimo la differenza sul miglior tempo, dunque affiancati sulla griglia di partenza, l’uno negli specchietti dell’altro già nel giro di ricognizione: “appena ti sporgi dietro ci sono io, se guardo davanti ci sei tu”. Pronti via! Ma cambia poco, curve veloci, frenate impossibili. Qualche frazione di secondo di distacco e non di più. Se uno allunga un decimo l’altro lo recupera al giro dopo, avvisato dai cartelli pronunciati dai box. Alonso è davanti di un battito di ciglia, Schumacher non perde una scia, non regala un centesimo. Insomma un equilibrio che vale pressappoco 24.000 voti di scarto, lo 0,06 per mille o qualcosa di simile su ogni giro: un Gran Premio, e forse un mondiale, diviso a metà. Si può governare una situazione così? Questo è spettacolo sportivo? L’unica speranza non è l’errore di un inserimento in curva, un sorpasso veloce e deciso alla staccata, ma la strategia del cambio delle gomme e del pieno di benzina. Se la squadra ha calcolato bene i tempi e i meccanici sono veloci, chi è primo continua ad esserlo. Così alla prima sosta Alonso resiste, di un niente. Mancano venti giri e siamo al secondo turno. Alonso si ferma, cambia in fretta e più veloce esce dal box, lungo la linea bianca. Al box Ferrari tutti sono fermi, le gomme dormono nelle coperte calde. Un giro, due giri, tre giri, velocissimi, ventisei secondi da spendere sullo spagnolo, sedici per entrare e uscire dalla corsia e otto per riempire, ne restano due per vincere. E due bastano a diventare primo, a passare il traguardo prima di Alonso. Alla fine di tutto il risultato e la vittoria. Chissà se tre giri, due secondi, possono valere davvero come due o tre senatori in più?
Carlo Magnani