Le protesi al silicone sono, per una attrice porno, ciò che la borsa dei ferri rappresenta per un idraulico: un indispensabile strumento di lavoro. Ma non sono solo questo. Sono un segno distintivo. Due tette perfettamente emisferiche, platealmente oversize, coi capezzoli che puntano verso l’alto, sono la base del look di una pornostar. Poi vengono gli zatteroni, il trucco vistoso, ed eventualmente una serie di altri ritocchi estetici che fanno sembrare alcune attrici dei cataloghi di chirurgia plastica semoventi. Tutto questo a meno che l’attrice in questione non sia stata dotata di un seno naturale che rasenti la perfezione, come nel caso di Tera Patrick e di pochissime altre. Diversamente, non c’è che il chirurgo. O la scelta di sovvertire il canone estetico dominante.
E’ esattamente ciò che fa un piccolo ma agguerrito gruppo di attrici che calcano le scene accompagnate da un fisico longilineo, al limite dell’androgino, e da un seno di dimensioni adolescenziali. La capofila di queste ragazze è senz’altro Jenna Haze, ventiquattro anni e una seconda misura scarsa, recentemente tornata all’hard core con “Jenna Haze’s dark side” dopo un triennio in cui si è dedicata esclusivamente a scene lesbo.
Il suo ritorno all’hard non potrebbe avvenire in un momento migliore; alcuni mesi fa infatti Taylor Rain (venticinque anni, seconda misura), ha annunciato di volere dedicarsi esclusivamente alla regia, privando l’ambiente di una delle più estreme performer in circolazione. A contendere alla Haze il titolo di silfide del porno rimane comunque la ventenne Teagan Presley, già Best new starlet 2004 secondo la X-Rated Critics Organization.
La Presley, che deve parte del suo successo a una (volutamente accentuata) somiglianza con Britney Spears, pur avendo fatto ricorso alla chirurgia, si è limitata ad aumentare la sua seconda misura a una proporzionata terza. Sempre un seno piccolo, per gli standard del porno.
Se dovessimo trovare un comune denominatore tra queste efebiche bellezze potremmo sintetizzare in: giovani carine e affamate. La scarsa prorompenza di queste ragazze è infatti abbondantemente compensata dalla voracità che dimostrano davanti alla macchina da presa, eseguendo con la massima disinvoltura scene di sesso anale e di doppia penetrazione, e dando un taglio molto “ginnico” alle loro performance.
Non si tratta in realtà di una novità assoluta. Per noi italiani è quasi automatico pensare alla non certo formosa Cicciolina/Ilona Staller, mentre in America il precedente illustre può essere individuato in Ginger Lynn, la bionda regina dello smorzacandela dei primi anni ottanta. Ma parliamo di tempi ancora pionieristici per il cinema hard, precedenti l’impatto della chirurgia, in cui i canoni estetici erano molto vari.
La vera antesignana delle odierne ragazze terribili è quindi forse da ricercare in Debi Diamond, ex modella di Helmut Newton, attiva nel cinema hard tra gli anni ottanta e i primi novanta. Con la sua anonima seconda misura la Diamond è ricordata tra le più impressionanti divoratrici di uomini di tutti i tempi, con un repertorio di ampiezza ineguagliabile per l’epoca, al punto da renderla metafora vivente della donna insaziabile. Ma si tratta in fondo di questioni accademiche. Piuttosto è paradossale notare come il più antico e radicato dilemma maschile sia stato, nel mondo del porno, risolto dalle ragazze. No, le dimensioni non contano.