Il pubblico delle primarie

La maratona di Mentana del 24 aprile per il primo turno delle presidenziali francesi aveva ottenuto un confortante 3,36% di share e quasi sei milioni di contatti (5 milioni e 600 mila, per l’esattezza). È notevole che le primarie del Pd li abbiamo radunati tutti quanti per la nuova maratona di Mentana. Ma stavolta correva anche il Tg3 con Mannoni. E quel pubblico, anziché smezzare il suo tempo fra le due offerte, ha raddoppiato l’attenzione, e fra l’una e l’altra è rimasto sul tema per più di un’ora, in media, a testa. Si tratta, saremmo pronti a giurarlo – anche se, come si usa da ultimo, abbiamo certezze ma non prove – degli stessi, più o meno distratti, spettatori dei talk show politici. Per l’esattezza quelli rimasti dopo l’allontanamento del più largo pubblico un tempo richiamato dalle chiavi narrative santoriane (epica e passione) che non attaccano più come una volta.

Detto ciò, la divaricazione dei telecomandi è solo una delle molteplici opposizioni di visioni e interessi che strattonano di qua e di là votanti e non votanti. Proprio ieri sera – nel mentre che si parlava di affluenza e futuro – si nominavano destra e sinistra, ma anche urbanizzati e provinciali, cosmopoliti e nazionalisti, giovani e anziani, tradizionalisti e liberal-libertini. Del resto la caratteristica dell’oggi ci pare non sia la scomparsa delle mappe novecentesche, ma il loro sviluppo multidimensionale. La conseguenza di questa multidimensionalità delle collocazioni sociali e delle visioni della società è che i nomi delle antiche famiglie politiche, persino quelli più flessibili, come i liberali, sono costretti a farsi plastici e mobili anziché stabili e sicuri, almeno dove la crisi accelera la ridefinizione delle esistenze e delle aspirazioni (mentre in Germania, dove finora la crisi è tenuta a bada, ci sono ancora democristiani e socialisti).

Dunque la condizione e prova di esistenza in vita di qualsiasi “partito” (senza credere che davvero possa esistere la favoletta ossimorica dei partiti personali) sta nell’essere, nel contempo, radicato e multidimensionale. E siccome la soluzione, altrimenti impossibile, sta solo “in avanti” e cioè nello sviluppo innovativo, siamo fuori dalle somme algebriche interclassiste e piuttosto alle prese con la divisione/moltiplicazione, che penetra nella realtà e ne estrae, prospettandole, le convergenze di prospettiva.

Le mappe e le bussole, per questo politico navigare che è l’opposto del politicante stare, sono ovviamente ciò che più serve. E fintanto che i think tank e le accademie non tireranno fuori qualche buona idea, Auditel, da qui gliene rivolgiamo istanza, potrebbe dare una mano cominciando con l’estrarre dai propri server i profili il più possibile nitidi di quei tipi, assai determinati, che ieri sera hanno dedicato all’esito delle primarie in media un’ora del proprio tempo. I più raggiungibili, perché si informano molto, e anche, che non guasta, i meno facili da convincere.