Alla parata del 2 giugno alla fine tutti guardavano Fausto Bertinotti. Perché cosa volete che siano le frecce tricolori di fronte al dramma di uno che quelle cose non le ha mai sopportate, ma che tuttavia lì doveva stare? E lì è stato, magari con uno stile del tutto personale nel vestire il grigio dell’autorità, ma in responsabile “rappresentanza di tutti i parlamentari”, come ha dichiarato stando bene attento a non coinvolgere in quella rappresentanza il resto degli italiani. A parte il fatto che, almeno per la proprietà transitiva, come rappresentante degli eletti del popolo, Bertinotti sul palco delle cariche istituzionali sedeva anche a nome di quel popolo. Ma non è di questo che si voleva parlare, bensì dell’aspetto squisitamente umano. Perché dramma forse sarà una parola grossa, però le pesanti critiche di Massimiliano Fuksas, architetto di area, non sono apparse un esempio di buona creanza e qualche disagio interiore sono sicuro che a Bertinotti lo hanno causato: “Il potere – ha detto – rende stupidi in cinque minuti”. Alcuni intellettuali quando parlano hanno un potere carismatico indiscutibile. Fuksas è uno di questi.