Non è certo elegante che una azienda si adoperi ad azzoppare i prodotti dei concorrenti, ma Striscia (il report quotidiano di Canale 5) lo fa regolarmente e, fin qui, pazienza. Da tempo non ci facciamo neanche più caso. La “intercettazione ambientale” sparata contro Insinna, il conduttore del contrapposto Affari Tuoi, merita tuttavia un commento almeno sotto due profili. Il primo è il salto di codice fra linguaggio “pubblico” e linguaggio “confidenziale”.
Insinna, a nostro parere, non ha abusato del secondo ma piuttosto del primo quando a fine marzo a Carta Bianca ha trasudato espressioni fiorite dove il concetto meno mieloso era «dovremmo essere tutti più amici gli uni verso gli altri». Qualsiasi persona perbene si vergognerebbe di andare in tv a dire banalità così illimitate, ma Insinna “doveva” farlo in quanto prigioniero, in pubblico, della sua figura pubblica che gli sta elettronicamente incollata addosso che neanche a Spider-Man il costume da combattimento. E non c’è da meravigliarsi che, buonisticamente ricattati da quel marpione, tutti i presenti in studio, da Berlinguer a Emiliano a Labate, anziché lasciar correre, si siano infilati con prontezza nella scia dell’ipocrisia mediatica: Emiliano addirittura auspicando di avere Insinna al suo fianco e Labate annotando su qualche social che quelle parole lo avevano profondamente toccato. Ovviamente, la registrazione di una sfuriata interna alla redazione (come ne avvengono a centinaia, di certo anche dentro Striscia la Notizia) dominata da espressioni rudemente confidenziali verso i malcapitati collaboratori (del resto la tensione della conduzione e dell’auditel manda fuori di testa ogni conduttore, prima o poi) non poteva non stridere con il salmodiare “pubblico” esibito a Carta Bianca. E Ricci, da vecchia canaglia, ha sfruttato a fondo l’occasione di rastrellare ascolto e per di più con materiale fornito gratis, a pro di qualche vendetta privata.
Il secondo profilo riguarda il ruolo della televisione nel creare “mostri pubblici” che prima o poi passano all’incasso di un consenso politico. Nel primissimo dopoguerra, in Bbc ci si affannava a predisporre criteri per impedire che ciò accadesse e, in effetti, non ci pare che dalla tv pubblica e privata di altri paesi sia avvenuta questa invasione delle star elettroniche in campo politico. Da noi è avvenuta, eccome, tant’è che molti anchor man e conduttori sono stati o saranno eletti a cariche pubbliche. È chiaro che non si può impedirlo (non ci si riesce neppure con i magistrati, figuriamoci con i santini elettronici). E allora tutto sommato non è male che nella loro corsa a compiacerci, inciampino nello spregevole sabotaggio di qualche loro pari. Zuffa tra ladroni, senza torti né ragioni.