La soluzione maltese all’ingovernabilità

Cara Left Wing,
come sai quest’anno è particolarmente ricco di quelle elezioni che a noi piacciono tanto. Votano gli inglesi, i francesi, i tedeschi, qualcuno dice perfino noi italiani, proprio per questo ti volevo parlare delle elezioni a Malta. Perché Malta, ti chiederai. Perché ci sono un sacco di buone ragioni, dico io. Dobbiamo conoscere i paesi che ci stanno vicini, altrimenti non possiamo lamentarci se poi non ci votano all’Eurofestival.

Malta è un posto elettoralmente molto sottovalutato. È una delle poche ex colonie di sua maestà a usare un sistema proporzionale, di quelli con i collegi piccoli, tipo gli spagnoli, invece di un britannico maggioritario, ma il suo vero segreto è un altro: a Malta ci sono praticamente solo due partiti. Non ci sono sbarramenti, non ci sono premi di maggioranza, niente di tutto questo. I maltesi piano piano hanno cominciato da soli a votare quasi tutti per il Partit Laburista o per il Partit Nazzjonalista, che credo non abbiano bisogno di traduzione. Diciamocelo, è l’eden elettorale. Governo la sera delle elezioni, addio discussioni su rappresentatività e governabilità, addio infiniti dibattiti sulla soglia di sbarramento, tutto semplice, tutto chiaro. Fino al 1981, però.

Perché nel 1981 succede il disastro. I nazionalisti prendono circa cinquemila voti in più, ma al conteggio dei seggi i laburisti sono avanti di tre. Una non vittoria, per dirla con un termine moderno. Hai voglia a spiegare che con i collegi piccoli questo può capitare, che tra venticinque anni una cosa non troppo diversa succederà nelle presidenziali americane, i maltesi non si danno pace e tantomeno hanno intenzione di cambiare il loro sistema elettorale, magari con collegi più grandi che rendano l’evento catastrofico virtualmente impossibile. Non se ne discute nemmeno.

Di fronte alla paralisi, i nazionalisti sconfitti boicottano il parlamento. Alla fine però il buon senso prevale e si raggiunge un accordo. L’accordo è una modifica alla costituzione che introduce una norma unica al mondo, il «vincitore morale»: chi ha preso più voti ma disgraziatamente ha meno seggi viene premiato con un numero di seggi aggiuntivi tale da garantirgli la maggioranza. Hai più voti ma sei finito dietro di tre deputati? Te ne regaliamo quattro e puoi governare.

Lieto fine, cara Left Wing, la modifica sblocca la crisi. Anzi, il premio al vincitore morale funziona talmente bene che è già scattato altre due volte dopo la modifica. Forse non possiamo importare il sistema maltese, ma io una cosa continuo sempre a chiedermela: secondo te è possibile raggiungere la felicità per mezzo della legge elettorale?

Caro Iannacci, la storia degli ultimi venticinque anni ha dato alla sua domanda una risposta inequivoca, e la risposta è no. Dopo la caduta del muro di Berlino, nel nostro paese l’utopismo dell’ingegneria istituzionale ed elettorale ha preso il posto lasciato libero dalle grandi ideologie del novecento: anch’esso prometteva un paradiso in terra che non arrivava mai, giustificando nell’attesa il potere persistente dei più cinici burocrati. Ci auguriamo dunque di tutto cuore che questa cupa stagione volga finalmente al termine, e anche la sinistra italiana possa tornare a cercare la felicità nella politica e nell’impegno collettivo, anziché nel premio di maggioranza.