Era l’inizio degli Anni 90, i giornali americani la chiamavano bye-bye blues, addio tristezza: il Prozac era una capsula bianca e verde che esercitava un certo fascino su noi ragazzine che frequentavamo solo teppisti di buona famiglia, e l’eroina non era mai stata un rischio perché non avremmo saputo dove trovare uno spacciatore (e meno male: eravamo così ignare di tutto che come minimo ci avrebbero venduto qualcosa che ci ammazzava), e non avremmo mai preso in considerazione la cocaina (ritenuta volgarissima). Nel 1994 Elizabeth Wurtzel scrisse un memoir, Prozac nation, che celebrò la capsula bianca e verde come desiderio cool di quegli anni. Non solo fa dimagrire, leggevamo: cancella retroattivamente l’infanzia infelice; già allora credevamo a qualunque stronzata leggessimo (e non sapevamo che l’infanzia infelice devi tenertela stretta: c’è tutto il repertorio da romanzo che ti serve, lì dentro). Adesso in America l’hanno ripubblicato, Prozac nation, ma è un reperto: come sintetizza il titolo di un articolo del New York Times, la nazione del Prozac è diventata gli Stati Uniti dello Xanax… continua a leggere
(Gioia)