Dieci anni dopo la nascita del Partito democratico, nulla o quasi è rimasto uguale: non in Italia, non in Europa, non nel mondo. Il sistema politico italiano è profondamente cambiato, passando da uno schema bipolare e maggioritario a un nuovo assetto, tripolare e proporzionale. La riforma istituzionale non si è invece compiuta. Anche l’Europa ha mutato fisionomia, dopo il referendum sulla Brexit. È possibile che nuove soluzioni debbano essere sperimentate per portare avanti l’integrazione europea. Terminata infine la presidenza Obama, anche i rapporti con l’America di Trump e i complessivi equilibri geopolitici mondiali attendono di essere ripensati.
In questo scenario, è più che mai indispensabile che l’azione politica torni ad essere irrorata di idee, che si sostenga di nuovi schemi concettuali, che guadagni più ampie visioni e più larghe prospettive. Non ci sono solo le prossime elezioni; c’è un futuro più lungo, più incerto, nel quale sempre meno riusciamo a gettare lo sguardo per orientarci nel presente. Per un partito che appartiene alla tradizione democratica, progressista e socialista europea, alcune questioni non sono eludibili, sul terreno economico-sociale: la creazione di buoni posti di lavoro, la riduzione delle diseguaglianze, i tratti universalistici dei sistemi di welfare, le pari opportunità.
Non basta però la retorica della crisi, e nemmeno quella del suo superamento, a ricostruire un lessico comune ai partiti della sinistra europea. Ricostruire un lessico: formare la trama di un nuovo senso comune, restituire qualche certezza su ciò che il Partito democratico è e vuole essere. Ma anche su ciò che l’Italia è e deve essere, negli anni a venire. Per questo rivolgiamo un appello alle forze intellettuali, al mondo della ricerca e delle professioni, ai tanti lavoratori della conoscenza, perché vivano il loro impegno di studiosi, di professori, di ricercatori, di scienziati o di pensatori con generosità, e dunque anche come un impegno civile, rivolto all’Italia intera.
A dieci anni dalla nascita del Partito democratico sentiamo l’esigenza di fare il punto: non per trarre un bilancio di cose passate, ma per ragionare insieme su ciò che l’Italia potrà e dovrà essere di qui a dieci anni. Occorrono nuove parole e una nuova classe dirigente: nella politica nell’economia e nella società. La crescita, nello spazio pubblico, di toni populisti, xenofobi e autoritari è un grande motivo di allarme. Ma lo è anche la difficoltà e il ritardo con il quale la sinistra europea prova a ridefinire un discorso progressista coerente, nel quale la difesa delle conquiste di diritto e di libertà, patrimonio della civiltà europea, stia insieme e non vada mai disgiunta dalla preoccupazione per le classi meno abbienti.
Nessuno pensa da solo, nessun linguaggio è possibile parlare in privato. Per avere parole e pensieri veri abbiamo tutti bisogno di vivere insieme in uno spazio pubblico condiviso. Abbiamo chiesto ad alcuni rappresentanti del mondo del sapere che vogliono impegnarsi nella sua protezione e nella sua cura di partecipare ad un incontro in programma ad Assisi nei giorni 30 settembre e 1° ottobre, per non vivere questa fase con rassegnazione e scetticismo ma fare con generosità ciò che è bene per l’Italia e per la sua democrazia.
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