Razzisti

«Razzo!», usava esclamare quando era piccola – e arrabbiata – una nostra nipote, stringendo i pugni e battendo i piedi, per quel ben noto processo mentale che riconduce istintivamente l’ignoto al già noto, l’espressione orecchiata per caso al termine più familiare, e sempre ci rassicura nelle nostre poche e malferme certezze. Così, in una campagna elettorale in cui la destra torna a parlare di «razza», e in cui non mancano fior di razzisti, che a fare le spese del rinnovamento del centrodestra guidato da Berlusconi – ora come trent’anni fa – sia proprio Antonio Razzi non solo ci destabilizza, ma ci pare anche la conferma di un declino sempre più triste, della destra e dell’Italia, senza più nemmeno i frizzi e i Razzi di un tempo.