Il venerdì sera dalle 21.30 alle 22.50 vanno in onda l’uno contro l’altro Fratelli di Crozza sul Nove e Propaganda Live su La7, contendendosi il paio di milioni di spettatori (un dodicesimo del totale) propensi al programma di satira a sfondo essenzialmente politico. I linguaggi sono molto diversi: Crozza inscena un one man show, condito di ottime spalle; Bianchi fa l’anchor man degli interventi di vari protagonisti fissi, tratti direttamente dalla strada: il Notista Politico, il Barbuto Entusiasta, etc. Il primo è teatro portato in tv; il secondo è una chat in forma di talk show.
Crozza è assai critico col “mondo che c’è”: ne canta i disfacimenti, a volte da poeta (come col Forrest Bossi che fu), il più delle volte sbertucciandolo e fustigandolo. Bianchi invece penetra ed esplora il mondo della politica frantumandone le inerzie narrative e portando l’attenzione sui dettagli. Il primo sa di Savonarola e cerca un pubblico analogico, il secondo è una attrazione da strada che richiama i passanti con la testa 2.0. Nel paio d’ore in cui gli spettacoli vanno in contemporanea, Crozza conta su una base di simpatia accumulata negli anni, e raduna circa 1 milione e 200 mila spettatori contro i 700 mila di Bianchi.
L’accoglienza da parte del pubblico migliora per entrambi al crescere del titolo di studio (il che è scontato, trattandosi di “show della parola”), Il Sud se li fila poco in pari misura, al Centro Nord prevale largamente Crozza (specie nella Liguria da cui proviene), tranne che in Toscana e Umbria dove la squadra di Bianchi riesce perfino a invertire la classifica. A preferire Crozza in misura massiccia sono sostanzialmente due gruppi: le donne dai 25 ai 34 anni e i maschi fra i 35 e i 45 anni, la “generazione dannata” cresciuta negli anni ottanta a suon di Puffi e Drive In, arrivata al mercato del lavoro proprio mentre la crisi ne restringeva occasioni e prospettive, con pochi contributi previdenziali accumulati e basse pensioni future, presi in mezzo, nella concorrenza per i posti, fra l’esperienza dei più anziani e la freschezza dei più giovani. Sono incazzati, senza se e senza ma, e Crozza gli fa, a quanto pare, da profeta.
L’arma strategica di Diego Bianchi è aspettare che Crozza passi: sera per sera, accogliendone i profughi mentre Propaganda Live continua oltre il termine di Fratelli di Crozza; stagionalmente, perché per la natura della scrittura teatrale e la scala dei costi di produzione, Crozza è periodicamente costretto a ritirarsi per ricaricare le batterie. E così, erodi oggi, erodi domani, Bianchi potrebbe farcela a lievitare approfittando delle eclissi del concorrente. Sperando anche che nel frattempo la generazione dannata migliori d’umore e passi ad apprezzare il fioretto romano più delle sciabolate del ligure.