Che cos’è un fatto storico? […] Secondo l’immagine che il senso comune ha della storia, vi sono alcuni fatti fondamentali, che formano, per così dire, la spina dorsale della storia – per esempio il fatto che la battaglia di Hastings fu combattuta nel 1066. Ma a questo proposito bisogna osservare due cose. In primo luogo, lo storico non ha prevalentemente a che fare con fatti come questi. Senza dubbio, è importante che la grande battaglia fu combattuta nel 1066 e non nel 1065 o nel 1067, e che fu combattuta a Hastings e non a Eastbourne o a Brighton. Su tutto ciò lo storico non deve fare affermazioni erronee. Ma allorché vengono sollevati problemi di questo tipo, mi viene in mente l’osservazione di Housman, che «l’accuratezza è un dovere, non una virtù». Lodare uno storico per la sua accuratezza equivale a lodare un architetto per il fatto di servirsi, nel costruire gli edifici, di legname ben stagionato o di cemento adeguatamente mescolato. […]. Questi cosiddetti fatti fondamentali, identici per tutti gli storici, costituiscono generalmente la materia prima degli storici e non la storia vera e propria. La seconda osservazione è che la scelta di questi fatti fondamentali dipende non già da una qualità intrinseca, ma da una decisione a priori dello storico […]. Si suol dire che i fatti parlano da soli: ma ciò è, ovviamente, falso. I fatti parlano soltanto quando lo storico li fa parlare: è lui a decidere quali fatti debbano essere presi in considerazione, in quale ordine e in quale contesto. Un personaggio di Pirandello, mi pare, dice che un fatto è come un sacco: non sta in piedi se non gli si mette qualcosa dentro.
(Edward H. Carr, Sei lezioni sulla storia)
a cura di Massimo Adinolfi