C’ è sempre qualcuno più trasgressivo, più spregiudicato, più rivoluzionario, qualcuno che contesta il sistema dalle fondamenta. Anche se la ragione sociale stessa del sistema, il suo paradigma, è la trasgressione. Perfino se sei nel porno, c’è sempre qualcuno più porno di te, anzi, più alt-porn.
Negli ultimi anni il cinema per adulti sembra essere diventato un’industria presentabile. La sua punta di diamante, Jenna Jameson, oltre che una apprezzata testimonial, ormai è un’icona pop globale, effigiata al museo delle cere di madame Tussaud. Mentre accade tutto questo, e forse proprio per questo, si sviluppa però una contestazione dei canoni estetici del porno. Una pornografia alternativa. Una alt-porn, appunto.
L’alt-porn (a volte definita anche come indie porn, a significare l’indipendenza dalle major del settore) è nata su internet a cavallo del millennio, su alcuni siti come Gothic sluts, e successivamente Suicide girls, No Fauxxx e Bella Vendetta che presentavano immagini più o meno esplicite di ragazze che potremmo definire punk, o dark, se questi termini andassero ancora di moda: tatuaggi, abbondanza di piercing in qualunque parte del corpo infilzabile, capelli colorati e acconciature approssimative. Insomma delle pornozecche, molto lontane dal fisico chirurgicamente perfetto della pornodiva tipo. Dalle foto ai primi video online, e da questi ai film veri e propri, il passo è stato relativamente breve. In realtà è piuttosto complicato delineare con precisione i confini dell’alt-porn e darne una definizione esaustiva. Ciò è dovuto sia a quelle che potremmo chiamare divergenze all’interno del movimento – ad esempio l’aspetto politico, in senso femminista arrabbiato, può avere maggiore o minore importanza rispetto all’aspetto creativo – sia al fatto che quasi tutti gli elementi che caratterizzano l’alt-porn sono, se presi singolarmente, abbastanza comuni anche nella pornografia tradizionale. Si pensi ad esempio alla diffusione dei tatuaggi, alle modelle semi-pro dal corpo non proprio perfetto, o all’estetica del genere sadomaso, piuttosto affine a quella alt. Anche nella scelta del mezzo espressivo ci sono delle differenze. Chi è rimasta su internet, come la dura e pura Bella Vendetta, o la Waking Vixen Audacia Ray, e chi si è dedicata con successo alla cinematografia, come la newyorchese Joanna Angel. Più che alla presenza di singoli elementi stilistici, si può quindi associare l’appellativo alt a un video o ad un sito per un effetto d’insieme, e per il fatto di essere stato concepito e realizzato lontano dalla San Fernando Valley.
L’industria del porno però non è rimasta a guardare, e ha capito rapidamente, come l’industria musicale alle prese col punk negli anni Settanta, che le si presentava l’occasione per raggiungere un nuovo pubblico, quindi si sono affrettate a mettere sotto contratto i migliori talenti alt-porn, e a predisporre linee apposite nei propri cataloghi.
Il guaio di essere programmaticamente alternativi e indipendenti, è che se poi si raggiunge una sufficiente notorietà, si smette giocoforza di essere alternativi, si diventa canone, e il gioco ricomincia.
Al momento, la principale candidata al titolo di prima celebrity alt-porn, e quindi la prima a correre il rischio di non essere più così alternativa, è Joanna Angel.
Angel, la cui visione dell’alt-porn è molto più ironica che arrabbiata, vive e lavora a New York, dove è cresciuta in una famiglia ebrea ortodossa. Ha un proprio sito internet, Burning Angel, e ha siglato un contratto di distribuzione con la Vca, per la quale sono usciti alcuni titoli di successo come Joanna’s Angels, Joanna’s Angels 2-Alt Throttle, e il recentissimo Joanna Angel’s Guide to Humping (tradotto: la guida di Joanna Angel per pomiciare duro). Il 2006 è stato finora un anno di grandi soddisfazioni per Joanna, ha iniziato con il premio di most outrageous sex scene agli Avn awards per una scena di Re-penetrator (una specie di parodia pornografica di un film horror, nella sua scena Joanna era coperta di sangue), poi una rubrica di consigli sul sesso per la rivista musicale Spin Magazine, e infine il successo di Joanna’s Angel 2. Il film, diretto e interpetato da Joanna Angel e dal suo gruppo di burning angels, è una parodia, ispirata alla serie Charlie’s Angels, che vede Joanna e i suoi salvare la figlia del presidente degli Stati Uniti, rapita da un gruppo di estrema destra che vuole proibire tutte le forme di espressione alternativa. Potrebbe quasi essere un normale porno, di quelli a budget medio basso e con attrici dal trucco appariscente, ma nella scena finale, dopo l’ovvio lieto fine, Joanna si rivolge direttamente al pubblico, esplicitando la morale del film: non importa il tuo aspetto, o quanti tatuaggi hai, o il tipo di musica che ascolti, importa quello che hai dentro (nessun doppio senso questa volta). In breve, una versione porno, e tatuata, della fata turchina. E questa sì che è trasgressione vera.